La Nuova Sardegna

La Sardegna e Sanremo: una lunga storia d’amore

di Alessandro Pirina
La Sardegna e Sanremo: una lunga storia d’amore

Gli artisti e le canzoni che hanno infiammato il palco del Festival più amato dagli italiani

03 febbraio 2018
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A Sanremo la Sardegna ci è arrivata tardi, 15 anni dopo “Grazie dei fiori”. Nel frattempo il festival aveva consacrato Nilla Pizzi, Claudio Villa, Domenico Modugno, Milva e Gigliola Cinquetti. Poi nel 1965 al Casinò arriva un 23enne di Telti, Vittorio Inzaina, muratore. Il primo sardo a calcare il palcoscenico di Sanremo. Al timone c’è Mike Bongiorno. Inzaina aveva staccato il biglietto per il festival grazie alla vittoria a Castrocaro, ai tempi il più importante trampolino per i giovani talenti. Era l’epoca dei duetti con gli artisti stranieri: Inzaina si presenta in coppia con Les Surfs, un gruppo del Madagascar. La loro canzone, “Si vedrà”, taglia il traguardo della finale. Ma vince Bobby Solo con “Se piangi, se ridi”. Inzaina non tornerà più a Sanremo, ma d’estate sarà protagonista al Cantagiro con “Ti vedo dopo messa”.

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Poche donne. Il 1968 è l’anno del debutto al festival di Marisa Sannia. In realtà la giovane cantante di Iglesias, all’epoca ventenne, avrebbe dovuto partecipare anche all’edizione ’67 in coppia con Gianni Pettenati, ma all’ultimo rinunciò. L’anno dopo - un’edizione storica che segna la prima volta di Pippo Baudo alla conduzione e Louis Armstrong come super ospite - si presenta in coppia con Ornella Vanoni col brano “Casa bianca”, scritto da Don Backy. È un trionfo: secondo posto dietro Sergio Endrigo e davanti ad Adriano Celentano e mezzo milione di dischi venduti. La Sannia parteciperà altre tre volte al festival. Nel 1970 con “L’amore è una colomba” insieme a Gianni Nazzaro, 11esima, l’anno dopo con “Com’è dolce la sera” con Donatello, con cui sfiora il podio. L’ultima volta nel 1984 con “Amore amore”, che non va oltre il 15esimo posto. Marisa Sannia è l’unica cantante sarda ad avere partecipato tra i big. Nel 1993 ci prova Maria Carta con “Le memorie della musica”. Già malata - si sarebbe spenta un anno dopo - la più grande voce della musica sarda vuole lasciare un ricordo di sé sul palco dell’Ariston, ma il suo brano non passa la selezione. E lei scoppia in lacrime al Maurizio Costanzo show.

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Record di presenze. Intanto, siamo nel 1970, il festival consacra un altro sardo, Angelo Sotgiu, membro dei Ricchi e Poveri. Gallurese di Trinità d’Agultu, Sotgiu e il suo gruppo debuttano a Sanremo con “La prima cosa bella” in coppia con Nicola di Bari. È subito secondo posto. E l’anno dopo insieme a Josè Feliciano con “Che sarà”, diventato un evergreen della musica italiana, sono di nuovo secondi. I Ricchi e Poveri torneranno a Sanremo altre 10 volte. Con 12 presenze sono tra gli artisti che vantano più partecipazioni: il record lo detengono Al Bano, Toto Cutugno e Peppino di Capri con 15 festival. Tra i maggiori successi dei Ricchi e Poveri “Sarà perché ti amo”, quinto a Sanremo ’81, e “Se m’innamoro”, con cui vincono il festival del 1985.

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Gruppi. Gli anni Settanta sono l’epoca dei gruppi. I big disertano il festival e sul palco dell’Ariston, proprio da quell’anno sede della kermesse, sbarcano molti esordienti. Nel 1977 un gruppo di ventenni di Olbia, i Collage: i fratelli Piero e Tore Fazzi, Marino Usai, Piero Pischedda e Pino Ambrosio. Anche loro, come 12 anni prima Inzaina, avevano vinto il festival di Castrocaro. E a Sanremo sfiorano il bis: secondi dietro gli Homo sapiens, ma la loro “Tu mi rubi l’anima” conquista la vetta della hit parade. «Ma forse avevamo vinto anche il festival – racconta Tore Fazzi –. Ho rivisto la registrazione e probabilmente ci fu un errore di Mike Bongiorno che condizionò il voto in una direzione. Ricordo quel festival come un gioco. Eravamo ragazzini senza alcun tipo di ansia. Dalla Sardegna eravamo riusciti ad arrivare a Sanremo, che avevamo cercato in tutti i modi. Eravamo già felici per quel motivo». La band olbiese torna al festival nel 1979 con “La gente parla”, quarti, e nel 1981, con “I ragazzi che si amano”, ma senza raggiungere la finale. L’ultima volta a Sanremo è nel 1984 con “Quanto ti amo”, ma nella categoria Nuove proposte, istituita proprio quell’anno, in cui vince un esordiente Eros Ramazzotti con “Terra promessa”. «Avevano finito i posti tra i big, così ci hanno dirottato tra i giovani, ma con il senno di poi accettare non fu una grande idea».

Nuove proposte. Undici anni dopo, nel 1988, i sassaresi Ice seguono lo stesso percorso dei Collage. Vincono Castrocaro e si ritrovano all’Ariston con un brano - per la prima volta nella storia del festival – in limba. Il gruppo, formato da Andrea Desole, Massimo Cossu, Uccio Soro, Giancarlo Longoni e Paolo Zannin presenta “Mama”, scritto da Piero Marras, ma non raggiunge la finale. Insieme agli Ice vengono eliminati anche Biagio Antonacci, Mietta e Mariella Nava. «Fu un’esperienza incredibile – ricorda Desole –. Eravamo dei ventenni catapultati nel tempio della musica». A presentare la kermesse è Gabriella Carlucci, che, dopo avere ricordato di essere nata ad Alghero, fa confusione tra sardo e catalano, lingue e dialetti. «Ci consideravano dei marziani, tutti erano incuriositi per la lingua. Al termine della prima esibizione gli artisti che erano con noi in hotel, come Tozzi e i Matia Bazar, ci aspettarono nella hall per farci l’applauso». Oltre gli Ice sono stati altri due i sardi a partecipare tra i Giovani: nel 1993 Maria Grazia Impero, di Calangianus, con “Tu con la mia amica”, e nel 2013 Ilaria Porceddu, di Assemini, seconda con “In equilibrio”.

L’etno rock. Nel 1991 la limba conquista Sanremo con i Tazenda, la band sassarese formata da Andrea Parodi, Gino Marielli e Gigi Camedda, reduci dalla vittoria nel “Gran premio” di Baudo. Insieme a Pierangelo Bertoli infiammano l’Ariston: pubblico tutto in piedi per “Spunta la luna dal monte”. «Quella standing ovation ci paralizzò – racconta Marielli –. Fu una cosa incredibile, un’esperienza folgorante. Noi eravamo abituati alle piazze, per Sanremo non si è mai pronti. Ha una energia che non ha nessun altro palco. Sai che ci ha suonato Louis Armstrong e non puoi rimanere indifferente». In quella edizione i Tazenda con Bertoli si classificano al quinto posto, l’anno dopo ritornano con “Pitzinnos in sa gherra”, arricchito dai versi scritti da Fabrizio De Andrè. «Per un po’ di anni non abbiamo più presentato brani – dice Marielli –, quando sono diminuite le occasioni di promozione abbiamo provato a tornare a Sanremo, ma è diventato più difficile». L’etno rock ritenta la strada del festival con gli Istentales, nel 2002 in coppia con Bertoli, nel 2014 con Vecchioni, nel 2017 con De Piscopo, ma la band nuorese trova sempre la porta sbarrata.

Star dei talent. Per rivedere un artista sardo a Sanremo bisogna aspettare l’epoca dei talent. Dopo 16 anni sbarca all’Ariston Marco Carta, il giovane cagliaritano reduce della vittoria ad Amici di Maria De Filippi. Nella serata dei duetti Carta si affida ai Tazenda. Il suo brano, “La forza della vita”, non ha rivali e, grazie a uno schiacciante risultato al televoto - sfiora il 60 per cento - stravince il festival targato Bonolis. La Sardegna fa il bis l’anno successivo con Valerio Scanu, anche lui ex Amici, con “Per tutte le volte che”. Il cantante maddalenino viene eliminato la seconda sera, ma viene poi ripescato e così conquista la finale. Una serata indimenticabile per la rivolta dell’orchestra contro la presenza di Pupo ed Emanuele Filiberto sul podio. Ma alla fine il televoto premia Scanu, vincitore dell’edizione 2010. Il cantante maddalenino tornerà anche nel 2016 con “Finalmente piove”, ma deve accontentarsi del 13esimo posto. «Sanremo è la massima aspirazione per un cantante perché è la manifestazione musicale più importante che abbiamo in Italia – racconta Scanu –. La prima volta è successo tutto troppo in fretta, ero un po’ spaesato, incosciente, mi sembrava di stare in un frullatore. Nel 2016 ero più maturo umanamente e professionalmente. Ho vissuto il tutto con più consapevolezza».

Sardi d’origine. Negli ultimi anni la Sardegna è stata rappresentata da Bianca Atzei, milanese con madre di Siamanna e padre di Siris, e Alice Paba, romana con i nonni di Aritzo. Ma sono tanti i sardi di origine che hanno partecipato al festival. Da Fiordaliso, padre di Quartu e 9 presenze, a Ivan Graziani, di madre algherese, da Francesco Renga, originario di Tula e vincitore nel 2005, a Thomas Degasperi degli Zero assoluto, di padre tempiese.

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