La Nuova Sardegna

Nelle stradine di Armungia il ricordo del Capitano che andava a caccia di cinghiali

di Giacomo Mameli
Nelle stradine di Armungia il ricordo del Capitano che andava a caccia di cinghiali

L’autore di “Un anno sull’altipiano”, Emilio Lussu, nella memoria del nipote Tomaso. Tanti turisti visitano la casa in cui il leader sardista è nato, diventata un museo

07 novembre 2019
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All’ingresso del villaggio dov’era nato Emilio Lussu (4 dicembre 1890) un cartello-orgoglio, perché è Armungia il Comune coordinatore di tutte quelle località dove “Il Cavaliere dei Rossomori” aveva ambientato la tragedia della prima guerra mondiale sul Carso. «Nel ricordo dei luoghi e delle gesta eroiche dei soldati sardi» qui si leggono i nomi dei municipi gemellati di Asiago, Foza, Sinnai, Tempio Pausania, come aveva deciso il Consiglio comunale il 27 gennaio 2003. Storia e cultura: trovate anche le indicazioni del Museo Emilio Lussu, della Casa del fabbro, del Nuraghe in mezzo alle case, ma anche di altri Musei, quello dei minerali e quello etnografico. La strada centrale è dedicata al suo figlio più illustre, ecco un murale del 1976 di Pinuccio Sciola rimesso a nuovo nel 2017 da Massimo Congiu. Proprio qui rumoreggiano quattro bambini: Nicolò, Luca, Giuseppe e Federico.

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BORSELLI MULTICOLOR. Girano con borselli di tutte le fogge, multicolor con sigle anglofone. Stanno girando per l’Halloween del Gerrei. Da queste parti – a mille anni-luce dalle tradizioni celtiche – senza zucche senza candele, si chiama Is Animeddas, ricerca di dolci e noci, mele cotogne e cachi, con regalìe di ogni tipo. Ragazzini vispi, simpatici. «Emilio Lussu? Era zio di mio padre». «Era un uomo politico importante, tra i fondatori del Partito Sardo d’Azione». «Io conosco un altro nome, un amico di Lussu: Camillo Bellieni, me l’ha detto maestra Maria Luisa». «Era l’eroe del Carso». «No, era un cacciatore». «Zitto, era l’autore di “Un anno sull’altipiano”. La moglie Joyce era continentale».

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RIONE CANNEDDU. La sua casa, Rione Cannedu, ha cortile grande e un cinghiale di ferro, detto “Il cinghiale del diavolo”. In questo cortile con pergolato e mirto a bacche bianche c’è il nipote di Lussu, Tomaso, archeologo e titolare con la moglie di un avviato B&B. Armeggia una motosega e prepara tronchetti per lo stesso, identico camino dove passava la sere «nonno Emilio quando tornava dalla battute di caccia».Tomaso e Barbara gestiscono anche una scuola di tessitura meta di artigiani e stilisti di tutt’Europa, prenotazioni anche degli Stati Uniti. «I clienti più numerosi? Svizzeri, francesi e tedeschi». Quattromila presenze all’anno, in costante crescita: «La sete di cultura sta crescendo. Valorizziamo anche la gastronomia di qualità col team di Luigi Erriu di San Nicolò Gerrei. Creiamo attività per il territorio, non per un solo campanile. È dura, ma insistiamo».

UN PACCO DA MILANO. Arriva il postino. Consegna un pacco spedito dalle edizioni Henry Beyle di Milano. Contiene libretti di pregio, esclusivi 575 copie numerate, cento hanno la sovraccopertina blu quadrata 15x15 in carta-tela Giappone. Sono pagine inedite di Lussu, titolo “Un bombardamento notturno”. Un testo – annota Giuseppe Caboni – scritto a Parigi nella seconda metà degli anni Trenta oppure concepito nel sanatorio di Davos per le analogie con Un anno sull’altipiano». Possiamo proporre, per la prima volta, alcune righe di alta letteratura : «I motori strepitavano sulle nostre teste, talmente assordanti, che era impossibile riconoscere la direzione di volo degli apparecchi. Sembrava che rasentassero il tetto, e noi, istintivamente, abbassavamo la testa, sotto il comignolo. Il rombo del volo passava a ondate, ora si attenuava ora si elevava, sempre ininterrotto».

IS ANIMEDDAS. Nella stradine vicine a casa-Lussu ci sono bambine anche loro nel rito de Is Animeddas. Si chiamano Ludovica, Federica, Adele, Eleonora, Miriam, Francesca. «A scuola abbiamo letto i libri di Lussu». «Noi quelli della moglie, a me è piaciuto L’olivastro e l’innesto». « Joyce andava a cavallo». «Sì, era andata a cavallo con la figlia di Benedetto Croce ed Elena Crespellani, a Ballao avevano guadato il Flumendosa da sole, avevano dormito a Perdasdefogu da zia Peppina Lai, poi ancora a cavallo fino a Lanusei. Erano donne coraggiose». Si cammina per strade pulite, il decoro urbano è nei muri e nelle pareti, negli slarghi, nella piazza della chiesa, nei murales con i soldati a giubbe verdi, tanti fiori, il nuraghe dà plusvalore a uno dei paesi indubbiamente meglio tenuti in Sardegna.

NESSUNA NASCITA. Paese che si spopola con i suoi 481 abitanti e con soli 395 residenti? «Paese che reagisce», dice il vicesindaco Antonio Quartu. Arriva da Cagliari una telefonata del sindaco Donatella Dessì annunciando un nuovo finanziamento di un milione di euro per l’arredo urbano. «Facciamo quanto possiamo. Quest’anno nessuna nascita ma si sono sposate tre coppie di giovani. Ci si industria: imprese edili che hanno cantieri nei paesi vicini, restano i servizi, scuola in condominio con Ballao e San Nicolò, sono attivi il forno del pane commercializzato in tutta l’isola, crescono le aziende zootecniche di caprai e vaccari con imprese gestite da giovani, Mattia Dessì e Fabio Pisu, Efisio Maxia, Pierluigi Cabboi e Sandro Siddi. L’agroalimentare tira, quattro i bed and breakfast, con gli eventi animiamo il paese, presentazione di libri e spettacoli teatrali».

A FUNTANEDDA. Nel rione Funtanedda, casa Utzeri, una coppia di tedeschi della Renania Palatinato. Lui si chiama Olaf, manager nell’Information Technology, lei – Evelin – si occupa di profumerie. Stanno fotografando cespugli di rose e di mirto a bacche bianche. Arrivano da Villasimius: «In Sardegna è bello il mare, sono belle le città dì collina come Lanusei, siamo arrivati per il laboratorio di tessitura, un incanto, torneremo. Che incanto il nuraghe in mezzo alle case, archeologia e modernità. E abbiamo scoperto la figura di Emilio Lussu e della moglie. Nel loro museo abbiamo letto belle pagine di storia che noi non conoscevamo per nulla. Torneremo. A fotografare altre rose». Anni fa era stata la sindaca Linetta Serri a rievocare una serata con Joyce Lussu che parlava delle «nozze informali con Emilio con presenza di rose».

ROSETI E MUFLONI. Pietro Clemente, che ad Armungia ha creato una scuola di Antropologia culturale, in un numero della rivista Lares, ha scritto: «Rose che ad Armungia fioriscono tutto l’anno. Splendenti degli interstizi moderni, nuovi, quasi scandalosi rispetto alle antiche case in pietra. Case nuove che hanno sopraffatto, schiacciandole, le case antiche. Rose di casa Lussu, antiche rose come la loro custode. E l’infanzia dei bambini era piena di rose». Rose e cinghiali. Lussu aveva imbracciato il fucile a dieci anni. Glielo aveva regalato babbo Gianniccu. Il luogo delle gesta venatorie era Murdèga, descritto da Giuseppe Fiori: «un bosco di cervi, daini, cinghiali e mufloni». Ne parlano al Circolo bar Centro tra shoppini e vermentino. «Per fortuna abbiamo avuto Lussu. Con le sue opere ha dato vita al paese di Armungia. Molto gli dobbiamo».

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