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Sui monti tra Orgosolo e Oliena la battaglia campale di Morgogliai

Sui monti tra Orgosolo e Oliena la battaglia campale di Morgogliai

Nel 1899 – come racconterà Giulio Bechi nel libro “Caccia grossa” ora riedito da Il Maestrale – il governo Pelloux organizzò una spedizione militare contro i banditi del Nuorese. L’ispiratore dell’ope...

08 aprile 2021
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Nel 1899 – come racconterà Giulio Bechi nel libro “Caccia grossa” ora riedito da Il Maestrale – il governo Pelloux organizzò una spedizione militare contro i banditi del Nuorese. L’ispiratore dell’operazione fu il prefetto di Sassari marchese Giovanni Nepomuceno Cassis, 46 anni, padovano, al quale il libro è dedicato. La tattica è di fare il vuoto intorno ai latitanti, tagliando loro tutte le vie di comunicazione con le famiglie, gli amici e i favoreggiatori. L’applicazione più rigorosa di questo concetto è il blitz d’una notte di maggio, fra il 14 e il 15, che Bechi chiamerà “la notte di San Bartolomeo” in riferimento a un’altra caccia grossa, quella che vide come vittime gli Ugonotti francesi nella strage dell 24 agosto del 1572. A notte fonda carabinieri, agenti, soldati bussano alle porte delle case dei latitanti. A Nuoro la prima ad essere presa di mira è quella dei temutissimi fratelli Serra Sanna, dove viene arrestata la loro sorella, e con lei il vecchio padre. Intere famiglie a Nuoro e in altre decine di paesi vengono portate via. Scrive Bechi: «A Bitti 33, a Lula 27, a Dorgali 40; e sono sindaci, segretari, parroci, consiglieri, il fior fiore del manutengolismo e della camorra». I trattenuti in stato d’arresto furono, all’inizio, circa 600: alla sezione d’accusa ne furono portati 332, dei quali 145 imputati di associazione a delinquere e 177 – quasi tutti loro familiari – di favoreggiamento. Il sostituto procuratore generale del Re chiese il proscioglimento di 125 dei 145 “banditi” e di 114 dei 177 “favoreggiatori” per insufficienza di prove.

«Il clou dell’operazione – scrive Manlio Brigaglia nella sua prefazione di qualche anno fa all’edizione Ilisso di “Caccia grossa” – è il 10 luglio: un conflitto a fuoco a Morgogliai, fra Orgosolo e Oliena, oltre duecento fra carabinieri e fanti contro la banda dei fratelli Serra Sanna). Restano sul campo quattro dei cinque banditi (i due Serra Sanna, Elias e Giacomo, Salvatore Giovanni Pau e Tommaso Virdis: sulle loro teste pendevano taglie per 30.500 lire; il quinto bandito, Giuseppe Lovicu, morirà due anni dopo, anche lui con le armi in pugno), un soldato e un carabiniere già famoso, Aventino Moretti, che due anni prima ha ucciso Giovanni Battista Salis, detto “Crobedddu, il Nestore della macchia isolana. Un sottufficiale dei carabinieri, Lussorio Caudi Borore, avrà la medaglia d’oro al valor militare».

«Gramsci – ricorda sempre Brigaglia – aveva dedicato alcune aspre battute a “Caccia grossa” già in un articolo del 1920 sull’Avanti!, e torna due o tre volte, nei “Quaderni”. Mario Puccioni, in un articolo de Il Marzocco del luglio 1930 aveva scritto che la mentalità dei parlamentari sardi aveva voluto vedere in “Caccia grossa” solo un attacco spietato contro usi e persone e aveva cercato di mettere in rilievo come il Bechi avesse protestato per l’abbandono in cui era lasciata la Sardegna e come avesse esaltato le virtù dei sardi». Conto Puccioni Gramsci obietta severamente: «Il libro “Caccia grossa” mostra invece come il Bechi abbia colto l’occasione di fare della mediocre letteratura su avvenimenti gravi e tristi per la storia nazionale», e suggerisce sia pure fra parentesi: «Pare che il Bechi sia stato sfidato a duello per aver “parlato male delle donne sarde” e quindi punito dall’autorità militare per essersi messo in condizioni di essere sfidato»). A distanza di trent’anni, Gramsci riprendeva una querelle che aveva agitato la Sardegna all’inizio del secolo, quando, nell’estate del 1900, si era cominciato a conoscere, nell’isola, il libro che Bechi aveva pubblicato sotto lo pseudonimo di“Miles”. (red.c.)

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