La Nuova Sardegna

Viaggio sull’asfalto del Nord Sardegna: tra buche, frane e incroci letali






Sassari Appena usciti da Sassari la discesa, con una serie di curve strette, a cavatappi. Costellate di accessi a raso di belle quanto pericolose ville. Poi l’inizio della Statale dell’Anglona, col suo muro di contenimento delle frane e, sulla destra, un mazzo di fiori che appassisce sul guardrail che ricorda uno dei troppi che in questa striscia di asfalto hanno trovato la morte. E l’incrocio a raso killer per Taniga, per risolvere il quale l’Anas ha aperto in queste settimane un attesissimo cantiere. Poco più avanti l’ospedale di San Camillo, con posteggio e fermata degli autobus dall’altra parte della carreggiata, che costringono a spericolati attraversamenti. E infine l’innesto sulla sp 25: tornanti stretti e accessi improvvisi di case e strade vicinali, una striscia di asfalto rifatto, memoria dei recenti lavori di sistemazione dei ponti, che crea un pericoloso scalino lungo chilometri, illuminazione inesistente per lunghi tratti. E migliaia di pendolari che la percorrono ogni giorno, stringendo le curve, sfidando la sorte.

È la strada da Sassari a Sorso. Solo una decina dei mille e cinquecento chilometri di strade provinciali del Sassarese: asfalto e buche, costoni franosi e incroci letali. E incidenti, tanti, tantissimi. Il numero maggiore in tutta l’isola, che pur non brilla per sicurezza. Con un tasso di mortalità rispetto al numero di incidenti che è il triplo del nazionale.

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