Uccise la moglie e nascose il cadavere in un borsone: il 2 luglio la sentenza per Igor Sollai
Il femminicidio di Francesca Deidda, le parti civili si associano alla richiesta del pm: ergastolo e isolamento per un anno. La difesa: non c’è stata premeditazione
Cagliari Alle 15 di oggi 28 maggio il palazzo di giustizia di Cagliari rimarrà senza corrente elettrica per uno stacco tecnico e la Corte d’Assise del processo a Igor Sollai, reo confesso dell’uccisione della moglie Francesca Deidda, non può garantire entro quell’ora la formulazione della sentenza. Pertanto tutto rinviato al prossimo 2 luglio.
Si è conclusa così questa mattina 28 maggio in tribunale la terza udienza del processo per l’uxoricidio della giovane donna. Nella seduta di questa mattina, davanti alla Corte di dodici giudici popolari, presieduta dalla giudice Lucia Perra (a latere Roberto Cau), hanno preso la parola gli avvocati di parte civile – Gianfranco Piscitelli che assiste Andrea Deidda, fratello di Francesca, e Roberto Pusceddu, Elisabetta Magrini e Pamela Piras per gli zii della vittima, – e Carlo Demurtas che con la collega Laura Pirarba difende Igor Sollai. I legali di parte civile hanno condiviso in toto la dettagliata requisitoria del pubblico ministero Marco Cocco, fatta il 7 maggio scorso, che a conclusione di oltre cinque ore di ricostruzione dei fatti da parte degli inquirenti, aveva chiesto per Igor Sollai l’ergastolo, con isolamento diurno per un anno.
Nei loro interventi di questa mattina, gli avvocati di parte civile si sono associati alla richiesta del pubblico ministero, mentre i difensori dell’imputato hanno escluso la premeditazione del delitto da parte del loro assistito e chiesto alla Corte il riconoscimento delle attenuanti generiche, nonché il riconoscimento della linea processuale adottata dall’imputato e dai suoi legali che hanno consentito lo svolgimento di un processo breve accogliendo tutti gli atti prodotti dal pubblico ministero nella sua requisitoria.
La donna, 43 anni, era stata ammazzata ferocemente la sera del 10 maggio dal marito Igor Sollai a colpi di martello in testa all’interno della loro abitazione di San Sperate. L’omicida poi aveva messo il cadavere in un borsone sportivo e lo aveva nascosto a 60 chilometri di distanza nella folta vegetazione dei tornanti della ex strada statale 125 “Orientale Sarda”, in territorio di San Vito.
Sollai era finito in carcere l’8 luglio con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere. Il 18 luglio i carabinieri della Compagnia di Iglesias e del nucleo investigativo provinciale, supportai da una task force fatta composta da Soccorso alpini, vigili del fuco, corpo forestale protezione civile, aveva ritrovato il cadavere. Sollai aveva negato di essere l’assassino. Poi il 22 novembre, la confessione. La linea difensiva concordata dai suoi avvocati Demurtas e Pirarba ha però sempre rigettato l’accusa della premeditazione e la crudeltà. Di parere totalmente opposto l’avvocato Piscitelli che ha da subito ravvisato la premeditazione e la ferocia messa dall’assassino nel commettere il delitto, oltre ai tentativi di depistaggio per il ritrovamento del corpo della moglie e nella ricostruzione di quanto accaduto. Appuntamento quindi al 2 luglio per una eventuale replica alla difesa dell’imputato da parte del pm Cocco – che ha già fatto sapere che non sarà fatta - e la lettura della sentenza pronunciata dalla Corte.
