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L’appello

Tragedia Moby Prince, i familiari delle vittime a Mattarella: «Un incontro al Quirinale per non sentirci soli»

Tragedia Moby Prince, i familiari delle vittime a Mattarella: «Un incontro al Quirinale per non sentirci soli»

La più grave tragedia della marina civile italiana: «Passi importanti della commissione d’inchiesta»

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Cagliari Parole cariche di dolore e speranza, scritte in una giornata particolarmente difficile. Luchino Chessa, presidente dell’associazione “10 Aprile Familiari Vittime Moby Prince”, torna a rivolgersi al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per chiedere un segno di vicinanza alle famiglie coinvolte nella più grave tragedia della marina civile italiana. Chessa, che nella notte del 10 aprile 1991 perse il padre, il comandante della nave Moby Prince, e la madre, ha voluto affidare a una lettera aperta il ricordo del fratello Angelo, scomparso tre anni fa e al suo fianco per oltre trent’anni nella battaglia per ottenere verità e giustizia.

«Angelo se n’è andato prima della conclusione dei lavori della seconda commissione parlamentare di inchiesta – scrive Chessa – ma era fiducioso in una svolta positiva. Oggi è al lavoro la terza commissione, presieduta dall’onorevole Pietro Pittalis, che sta facendo passi importanti. Dopo anni di verità di comodo, finalmente qualcosa sta emergendo».

Nel suo appello al capo dello Stato, Chessa ribadisce il rispetto profondo dei familiari delle vittime per le istituzioni e la speranza, almeno, di vedere riconosciuta una verità storica su quanto accadde quella notte nel porto di Livorno, anche se il percorso verso la giustizia appare ancora lungo e incerto. Una richiesta già avanzata più volte nel corso degli anni torna ora con forza: «Le ho inviato diverse email per chiederle di essere presente alla commemorazione del 10 aprile, ma finora i suoi collaboratori mi hanno riferito di altri impegni. Ho scritto di recente per il prossimo anniversario del 2026 e spero vivamente di poter contare sulla Sua disponibilità». Alla lettera si accompagna un invito diretto: «Nel frattempo, le chiedo se sia possibile organizzare un incontro al Quirinale tra lei, presidente della Repubblica, e i familiari delle vittime. Siamo cittadini comuni, ma abbiamo bisogno del sostegno concreto delle istituzioni in cui continuiamo a credere». Parole che raccontano il bisogno di vicinanza e ascolto, in un dolore privato che coincide con una ferita collettiva che, a oltre trent’anni dalla tragedia, è ancora in attesa di risposte definitive

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