La Nuova Sardegna

Guerra in Ucraina

«Lei è arruolato», beffa Navalny al figlio trentenne di Peskov Che replica: «Voi non sapete chi sono io...»

«Lei è arruolato», beffa Navalny al figlio trentenne di Peskov Che replica: «Voi non sapete chi sono io...»

Non sono solo i comuni cittadini a temere la mobilitazione proclamata ieri da Vladimir Putin in difesa della Madre Russia. L'ong dell'oppositore numero uno del Cremlino Alexey Navalny ha fatto uno scherzo telefonico al figlio del portavoce del Cremlino, Nikolay Peskov.

23 settembre 2022
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 Non sono solo i comuni cittadini a temere la mobilitazione proclamata ieri da Vladimir Putin in difesa della Madre Russia. L'ong dell'oppositore numero uno del Cremlino Alexey Navalny ha fatto uno scherzo telefonico al figlio del portavoce del Cremlino, Nikolay Peskov.

Un membro del suo team, fingendosi un impiegato militare, ha chiamato il ragazzo invitandolo a presentarsi all'ufficio di reclutamento. La risposta, dopo un attimo di esitazione, è stata del tipo: "Lei non sa chi sono io...".

Tra proteste represse e russi in fuga, il ministero della Difesa sta stilando l'elenco dei 300mila riservisti che saranno chiamati a rafforzare l'esercito russo in Ucraina. Le telefonate sono già partite e quindi è verosimile che chiunque sia in età arruolabile, come il figlio 32enne di Peskov, venga contattato.

Dmitry Nizovtsev, membro della Fondazione anticorruzione di Navalny, secondo quanto si sente in un video diventato virale sui social, si è finto un impiegato dell'ufficio militare di registrazione e arruolamento e ha chiamato Nikolay Peskov dicendogli di presentarsi il giorno dopo alle 10 per la visita medica da svolgersi prima di essere inserito tra i riservisti. Dopo aver esitato e quasi acconsentito, il figlio di Peskov ha risposto: "Risolverò la cosa ad un livello più alto...".

Le beffe telefoniche sono una delle 'armi' più usate dagli oppositori russi. Navalny stesso riuscì a smascherare i suoi avvelenatori contattando per telefono gli agenti responsabili dell'operazione contro di lui e, usando la falsa identità di Maxim Ustinov, si fece confessare da uno di loro che l'Fsb - il servizio federale per la sicurezza russa erede del Kgb - era responsabile del suo avvelenamento.

Una telefonata di ben 49 minuti che il dissidente russo pubblicò sul suo canale YouTube diffondendo la verità al mondo intero. 

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