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IL CASO

Travolti e uccisi da motoscafo sul lago di Garda: il turista tedesco torna libero. Il padre della vittima: «Non riesco a perdonare»

Andrea Cittadini
Travolti e uccisi da motoscafo sul lago di Garda: il turista tedesco torna libero. Il padre della vittima: «Non riesco a perdonare»

Dopo 13 mesi Patrick Kassen (condannato a 4 anni e 6 mesi) ha lasciato gli arresti domiciliari, per lui rimane solo il divieto di dimora nelle province che si affacciano sul lago. Il padre del giovane morto: «Per me non cambia nulla»

05 agosto 2022
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BRESCIA. Libero dopo 13 mesi ai domiciliari. E dopo una condanna in primo grado a quattro anni e sei mesi per omicidio colposo. Il tribunale di Brescia ha revocato la misura cautelare, sostituita con il divieto di accedere alle province di Brescia, Trento, Verona, nei confronti di Patrick Kassen, il turista tedesco che un anno fa, su un motoscafo Riva con l'amico Christian Teismann, travolse il gozzo fermo nelle acque del lago con a bordo Umberto Garzarella, 37 anni, e Greta Nedrotti, 24 anni., che morirono sul colpo mentre la potente imbarcazione dei tedeschi si allontanava. Era la notte del 21 giugno dello scorso anno.

Kassen venne arrestato il 5 luglio dopo essersi costituito al Brennero sapendo di un mandato di arresto internazionale chiesto dalla Procura di Brescia. Dopo un breve periodo in carcere, finì ai domiciliari a Modena con il divieto di lasciare l'Italia, condizione nella quale ha affrontato tutto il processo di primo grado. In tribunale a Brescia sia lui che Teismann hanno sempre sostenuto di non essersi accorti di aver travolto il gozzo su cui erano fermi Umberto e Greta, versione accolta anche nelle motivazioni della condanna, in cui però viene contestata loro una condizione alcolica precaria e la non osservanza degli obblighi durante la navigazione. Sono stati condannati per omicidio colposo, mentre il giudice li ha assolti dalle accuse di naufragio e di omissione di soccorso.

«Non mi cambia nulla sapere se ai domiciliari o libero. Davanti alla morte di un figlio non c'è condanna che tenga. Non riesco comunque a perdonare. Io sono morto dentro» ha commentato Enzo Garzarella, il padre di Umberto.

«Mi ha sempre dato fastidio il loro atteggiamento perché secondo me non hanno mai detto la verità su come sono andate realmente le cose. Mio figlio comunque non tornerà mai più indietro».

Le due famiglie delle vittime non si erano costituite parte civile nel processo dopo aver ricevuto il risarcimento da parte dell'assicurazione dei due imputati.

Per il giudice di primo grado "Kassen, in stato di ebbrezza ed affaticato dalla giornata, ha navigato ad una velocità pari al quadruplo di quella consentita dalla legge regionale, limite di velocità che peraltro neppure conosceva, ed inoltre, senza svolgere adeguato servizio di vedetta, ha impattato sul gozzo delle persone offese. Mentre Teismann, dal canto suo, consapevole dello stato di ebrezza e di stanchezza del coimputato, anch'egli ignorando i limiti di velocità lacustri, ha affidato la conduzione del Riva all'amico e poi si è addormentato o comunque si è assopito e quindi non ha vigilato nel corso della navigazione", si legge nelle motivazioni della sentenza.

Secondo il giudice Mauroernesto Macca non vi "è dubbio alcuno che il motoscafo Riva Aquarama di proprietà di Teismann abbia travolto il gozzo delle persone offese, che a bordo del motoscafo al momento dell'incidente vi fossero entrambi gli imputati. È inoltre certa anche la circostanza che al momento dell'impatto il Riva fosse pilotato da Kassen e che tanto lui quanto l'amico Teismann, negli istanti della collisione con il lancione, fossero in stato di ubriachezza o quantomeno di ebbrezza alcolica". 

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