La Nuova Sardegna

La tragedia

Travolge e uccide un ragazzo: la militare Usa chiede scusa ma la madre della vittima chiede «Il processo sia fatto qui»

Lorenzo Padovan
Travolge e uccide un ragazzo: la militare Usa chiede scusa ma la madre della vittima chiede «Il processo sia fatto qui»

23 agosto 2022
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PORDENONE. «Sono distrutta, mi dispiace per il dolore che ho provocato alla famiglia». Sono le parole pronunciate, in inglese, davanti al Gip di Pordenone, da Julia Bravo, la soldatessa statunitense di 20 anni che ha travolto e ucciso, mentre guidava ubriaca, il quindicenne Giovanni Zanier. Non ha aggiunto altro la giovane aviere, di cinque anni più grande della vittima e che solo ora si sta rendendo conto della vicenda. Giovanni è morto e per lei si spalancheranno le porte del carcere, che il processo venga celebrato in Italia o negli Usa, come solitamente accade con personale Usa impegnato in missioni Nato in Europa.

Su questo punto la mamma di Giovanni, Barbara Scandella, è irremovibile: «Voglio assistere al processo, chiedo alle istituzioni di non abdicare rispetto alla giurisdizione italiana. Non mi interessa se qualcuno dice che per questi reati in America le pene sono anche più severe. Gli americani da noi pensano di godere di una specie di impunità. La condanna deve avvenire in Italia e deve essere esemplare. Perdono? Non ce la faccio. Mi rendo conto della giovane età di questa soldatessa, ma nessuno mi restituirà il mio Giovanni a causa della sua condotta: come si fa a mettersi in auto in quelle condizioni?».

Concorda la classe politica. Per Debora Serracchiani, capogruppo Pd alla Camera, si deve «perseguire ogni possibilità perché in questi casi i militari Usa che commettono crimini in Italia, qui siano giudicati. Mi auguro che le stesse autorità statunitensi facciano le scelte più giuste».

D'altronde, «non ci sono paragoni con la situazione storica in cui sono stati sottoscritti gli accordi internazionali del 1951». Lo sostiene anche il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, indicando che il trattato di Londra del 1951 «si riferisce espressamente a reati avvenuti nell'esecuzione del servizio militare. Che non è certo questo caso, quando si guida una autovettura da ubriaca e si falcia un ragazzino».

Vannia Gara (Lega), sottosegretario alla Transizione ecologica, ha annunciato che chiederà «ai ministri di Giustizia ed Esteri il massimo impegno" perché la soldatessa sia giudicata qui. Dovere di tutti, ora veramente uniti».

Comunque, da via Arenula fanno sapere che non vi è alcun automatismo giudiziario e che finora non è stata formulata richiesta dalle autorità statunitensi. Tuttavia, se questa dovesse arrivare, si aprirebbe un'istruttoria con l' acquisizione dei pareri della procura generale e del ministero degli Esteri, con una valutazione del ministro della Giustizia. A Porcia vittima e investitrice avevano trascorso la serata nella stessa discoteca, a mille metri dal luogo della tragedia. Giovanni si era incamminato a piedi verso casa di un amico, Julia aveva raggiunto l' auto a fatica tanto era ubriaca e non si capisce perché, invece di dirigersi verso la Base Usaf, dove alloggia, abbia svoltato a sinistra, verso Porcia e Pordenone.

«Non era lucida e ho temuto da subito che potesse combinare qualche guaio - ha riferito alla Procura una testimone oculare, che procedeva nell'auto alle spalle della Bravo - nel parcheggio la vettura le si è spenta due o tre volte. Ha quasi tamponato chi la precedeva" e "in strada procedeva a zigzag. Io ho rallentato per evitare di restare coinvolta in qualche carambola. Giunta alla rotatoria, ha inspiegabilmente accelerato, travolgendo quel povero ragazzo».

Nel pomeriggio il Gip ha convalidato l'arresto e i domiciliari all'interno della Base. Nei prossimi giorni l'avvocato difensore, Aldo Masserut, valuterà come procedere: "Adesso è confusa e frastornata. Stiamo parlando di una ragazza del 2002 che ha ucciso un adolescente del 2007». 

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