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Bassa Modenese, azienda agricola truffa Stato e Comunità Europa: chiede 700 mila euro per la ricostruzione senza averne diritto

Bassa Modenese, azienda agricola truffa  Stato e Comunità Europa: chiede 700 mila euro per la ricostruzione senza averne diritto

Sequestrati beni e immobili per 520 mila euro, pari alle somme erogate, e bloccato accredito di 200 mila euro

13 ottobre 2022
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MODENA Scoperta dalla guardia di finanza di Modena una  truffa per l’ottenimento di contributi nazionale ed europei per la ricostruzione post sisma, senza averne alcun diritto.

L’indagine, iniziata nel 2021, riguarda un’azienda agricola della bassa modenese, che, all’epoca dell’evento sismico, risultava non operante e che, pertanto, non avrebbe potuto ottenere i risarcimenti stanziati per la ricostruzione.


In tale ambito, i finanzieri hanno eseguito due decreti di sequestro preventivo , emessi dal Giudice per le indagini preliminari di Modena su richiesta  della Procura di Modena e poi della Procura Europea per un valore complessivo di circa 520.000 euro.

I militari della Guardia di Finanza  hanno  sequestrato, tra l’altro, tre immobili oggetto di ricostruzione – quindi da considerarsi provento diretto dell’illecito – nonché disponibilità finanziarie riconducibili al principale indagato.

Il tempestivo intervento delle procure  ha permesso altresì il blocco della liquidazione del saldo finale, pari a oltre 200mila euro, ormai pronto ad essere accreditato.

In particolare, gli accertamenti svolti dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Modena hanno permesso di appurare, attraverso riscontri sia documentali che sul campo, che l’azienda agricola  aveva cessato tale attività nel marzo 2008, presentando domanda di cancellazione dal registro delle imprese tenuto dalla Camera di Commercio (CCIAA) di Modena, per poi richiedere nel mese di gennaio 2013, quindi prima di proporre la domanda di contributo, una nuova iscrizione alla stessa CCIAA e all’Anagrafe delle Aziende Agricole della Regione Emilia Romagna.

Tuttavia, nell’autodichiarazione e nella documentazione allegata presentata per l’ottenimento del contributo, l’imprenditore ha dichiarato all’ente pubblico erogatore l’esistenza e l’operatività dell’impresa agricola anche nel periodo del terremoto del 2012, oltre al fatto che i tre immobili – poi ristrutturati e dichiarati ai fini fiscali come pertinenze dell’abitazione principale – fossero funzionali alla ripresa dell’attività produttiva.

Tali attestazioni,come emerso  dalle perizie giurate riportanti circostanze non veritiere, inducevano in errore il Commissario Delegato per il sisma in Emilia Romagna, che riconosceva un finanziamento complessivo di oltre 700mila euro in assenza dei requisiti di legge, somma di cui, come detto, in parte è stata bloccata l’erogazione Referente:  con riferimento al saldo finale e, per la restante, è stato oggetto di sequestro per beni immobili e disponibilità finanziarie pari al valore del contributo già percepito.

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