La Nuova Sardegna

I funerali

Addio alla Regina, anche i grandi del mondo s'inchinano: ma è polemica con Putin

di Alessandro Logroscino
Addio alla Regina, anche i grandi del mondo s'inchinano: ma è polemica con Putin

Il presidente Usa Biden: «Ha migliorato il mondo». Ma da Mosca esclusa è anatema: «Blasfemo nei confronti della stessa memoria di Elisabetta II non invitarci»

18 settembre 2022
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LONDRA. Gli accessi sono ormai off limits, ma la folla interminabile messasi in coda per ore durante quattro giorni e quattro notti come ultimo atto di omaggio alla regina Elisabetta è destinata a defluire fino all'alba. La retroguardia più estrema ha raggiunto il varco di Southwark Park di corsa, col fiato in gola, per riuscire a cogliere - come nel caso di Sarah Westin, insegnante 44enne, giunta trafelata da Birmingham dopo due ore e mezza di treno in nome di una promessa fatta ai suoi scolari - la chance di raggiungere la Westminster Hall prima della chiusura.

E per sfilare di fronte al feretro della sovrana di una vita, accomiatatasi dalla storia l'8 settembre a 96 anni, 70 dei quali trascorsi sul trono del Regno Unito. Un Paese che - seppure non senza la cospicua eccezione di chi la monarchia non l'ama - sta sugellando il lungo addio alla figlia di Giorgio VI nel segno del tributo, dell'emozione, del ricordo. E di un silenzio crepuscolare da osservare compatti al rintocco del Big Ben alle otto di sera.

L'ora in cui il saluto di popolo a Sua Maestà cede il passo al primo appuntamento collettivo dell'ossequio ufficiale e solenne dei potenti della Terra: circa 500 dignitari provenienti dai ogni latitudine per onorare una donna che nel 1952 indossò a 26 anni la corona in un pianeta laddove i vertici degli Stati erano ancora occupati tutti da uomini, come ha ricordato la neo regina consorte Camilla: una donna che nelle parole del commosso elogio londinese del presidente americano Joe Biden ha contribuito a lasciare dietro di sé «un mondo migliore».

Dignitari che domani chiuderanno il cerchio delle cerimonie funebri con le grandiose esequie di Stato predisposte nell'abbazia di Westminster, le prime da quelle concesse a Winston Churchill nel 1965 e le più imponenti nella storia contemporanea del globo. Ma che già in serata - nel programma previsto per i leader di più alto rango, come Biden o Sergio Mattarella fra gli altri - sono chiamati a partecipare a un tradizionale ricevimento di benvenuto a Buckingham Palace, offerto da Carlo III, nuovo monarca e primogenito di Elisabetta, con Camilla al fianco. Occasione per scambiare scampoli di memoria, messaggi di condoglianze e sguardi sul futuro. Non senza qualche polemica geopolitica di sfondo.

E qualche curiosità sulle fibrillazioni interne alla Royal Family: in testa il giallo sull'invito a Harry e Meghan, dapprima recapitato dal cerimoniale e poi revocato, a dar credito alla stampa, non essendo più i duchi di Sussex membri attivi della dinastia dopo il trasferimento negli Usa. Un evento nel quale a Carlo, 74 anni e una lunghissima vita pubblica da erede alle spalle, tocca in ogni modo svolgere ora il ruolo di attore principale. Con i vertici politici dell'isola accanto, a iniziare dalla neo premier Tory, Liz Truss, costretta a debuttare sulla scena nel pieno di un passaggio epocale, oltre che di una crisi internazionale e interna sempre più allarmante.

Mentre a far rumore resta l'eco delle polemiche sugli inviti fatti o negati. Da quello confermato alla Cina, nella persona del vicepresidente Wang Qishan, malgrado le proteste sul «genocidio degli uiguri nello Xinjiang» denunciato di recente nero su bianco dal Parlamento britannico. A quello sparito dal tavolo al principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, imbarazzante alleato del Golfo. E soprattutto a quello rifiutato fin dall'inizio alla Russia di Vladimir Putin: esclusa al pari dei soli Afghanistan, Bielorussia, Birmania, Siria e Venezuela.

Un'esclusione, questa, che evidentemente brucia a Mosca, dove la portavoce Maria Zakharova non ha esitato ad accusare Downing Street di aver voluto «strumentalizzare una tragedia nazionale, che ha toccato i cuori di milioni di persone nel mondo per regolare qualche conto contro il nostro Paese». E di agire in modo "profondamente immorale", addirittura "blasfemo" nei confronti della stessa memoria di Elisabetta II.

Toni che stillano irritazione, in un momento nel quale la guerra in Ucraina ha portato le relazioni fra Londra e Mosca a uno stadio da Guerra Fredda, se non peggio. Mentre a moltiplicare l'effetto dello schiaffo al Cremlino è il trattamento da capo dello Stato riservato dal Regno alla first lady ucraina Olena Zelenska: sfilata a Westminster Hall dinanzi al catafalco reale subito dopo la sosta con segno delle croce di Biden e della moglie Jill; ricevuta con tutti gli onori a palazzo per il banchetto serale; e incontrata a tu per tu prima di tutti da Kate, neo principessa di Galles e consorte dell'erede al trono. Nella cornice di un lutto riflesso nei rituali abiti neri che nella circostanza non sono parsi indossati solo in onore della morte di una regina.

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