La Nuova Sardegna

Esteri

Sessismo e violenze nel partito: un dirigente confessa e Mélenchon è in difficoltà

di Tullio Giannotti
Sessismo e violenze nel partito: un dirigente confessa e Mélenchon è in difficoltà

Il leader è finito sotto accusa per aver difeso Quatennens, e uguale sorte è toccata alla direzione del partito, che sul caso ha diffuso poche e ambigue righe di comunicato. Donne dii gauche in rivolta

20 settembre 2022
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PARIGI. Non conosce sosta in Francia la rivolta delle donne contro le molestie, le violenze e il sessismo e a finire stavolta sul banco degli imputati sono Jean-Luc Mélenchon e i radicali di gauche della sua France Insoumise. Il caso di uno dei dirigenti a lui più vicini, Adrien Quatennens, che ha confessato pubblicamente violenze coniugali e si è autosospeso, sta facendo tremare il partito e la leadership di Mélenchon. Il settantenne leader è finito sotto accusa per aver difeso Quatennens, e uguale sorte è toccata alla direzione del partito, che sul caso ha diffuso poche e ambigue righe di comunicato. Trentadue anni, coordinatore di Lfi (La France Insoumise) e figura di spicco della nuova alleanza della gauche costruita da Mélenchon (Nupes), Quatennens si era autosospeso dalle funzioni domenica "a scopo di trasparenza e pacificazione". Sua moglie, pochi giorni prima, aveva presentato una diffida nei suoi confronti in commissariato e il settimanale Le Canard Enchainé aveva pubblicato la notizia. In un lungo tweet, il deputato aveva ammesso "liti frequenti" con la consorte, determinata a divorziare. Lui ha cercato di convincerla, non sempre con argomenti civili. Ha ammesso di averla "presa per il polso" durante una delle dispute e di averle "dato un ceffone" un anno fa. Pentendosi poi "profondamente" di quel gesto, ma non abbastanza da smettere di "inviare troppi messaggi" alla moglie per convincerla a restare con lui. Ambiguo il comunicato di Lfi, che ha "reso omaggio" alla decisione di Quatennens. Schierato apertamente con lui, invece, Mélenchon, che gli ha garantito "sostegno", prendendosela con "la malafede della polizia, il voyeurismo di media e social network, entrati nel divorzio conflittuale di Adrien e Céline Quatennens". Il leader ha "reso omaggio" alla "dignità" e al "coraggio" del suo dirigente. Per il quale la capogruppo dei macroniani di Renaissance, Aurore Bergé, ha chiesto invece l'allontanamento anche dal Parlamento. La premier Elisabeth Borne ha definito "estremamente scioccante che ci sia qualcuno che minimizza le violenze familiari", con evidente riferimento a Mélenchon. In una tribuna pubblicata da Libération, 550 femministe militanti, gran parte iscritte a partiti di sinistra, chiedono che Quatennens si dimetta da parlamentare. Per Mélenchon si tratta del terzo caso del genere in pochi mesi, dopo quelli di altri due politici a lui molto vicini: Eric Coquerel, suo luogotenente e capo della commissione finanze all'Assemblée Natoinale, accusato di molestie sessuali da una militante, e Taha Bouhafs, giornalista di 25 anni che proprio Mélenchon ha voluto candidare nonostante si fosse fatto notare per aver definito un'esponente del sindacato di polizia "arabe de service", un insulto fortemente razzista che vuole colpire chi appartiene a un'etnia discriminata e collabora con i discriminatori. Esasperati, molte donne e uomini del partito hanno preso le distanze dalla direzione e da Mélenchon, ora indebolito anche sul piano politico dopo i risultati positivi delle legislative di giugno. Ai giornalisti che le chiedevano un commento sulle parole del leader, la deputata Clémentine Autain ha risposto: "Sono parole sue, non mie". In molte hanno condannato "le parole che minimizzano" di Mélenchon, il cui tweet non è stato retwittato da nessuno dei 75 deputati. A macchia d'olio, lo sdegno per sessismo e molestie ha coinvolto anche gli ecologisti, e in particolare il co-presidente di Europe Ecologie Les Verts (Eelv), Julien Bayou, accusato di molestie e comportamenti che avrebbero provocato una "forte depressione" in una compagna di partito. La donna ha affermato - parlando con un'altra compagna di partito Sandrine Rousseau - che "sono parecchie" le donne che hanno subito le stesse pressioni. Stasera, travolto dallo scandalo, Bayou si è autosospeso dalle funzioni di co-presidente del partito. (ANSA). GIT

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