La Nuova Sardegna

Il ritorno della pandemia

Di nuovo allarme covid a Pechino: oltre 26.000 infezioni su scala nazionale e si torna a morire

Di nuovo allarme covid a Pechino: oltre 26.000 infezioni su scala nazionale e si torna a morire

21 novembre 2022
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PECHINO. La Cina ha riportato tre decessi legati al Covid-19, i primi negli ultimi sei mesi, con l'aumento dei casi di Pechino, saliti al record di quasi quota 1.000 su un totale nazionale di poco superiore alle 26.000 unità. Tre persone sono morte nella capitale durante il fine settimana, nonostante la rigorosa politica “zero-Covid”: Pechino ha riportato 962 nuove infezioni (in gran parte fuori dalle aree di quarantena) rispetto alle 621 di sabato. La Commissione sanitaria nazionale ha riferito di aver registrato domenica 26.824 casi locali a livello nazionale, avvicinandosi ai picchi di aprile, nel pieno della crisi di Shanghai. 

All'inizio di questo mese, la Cina ha annunciato l'allentamento di alcune politiche di 'zero Covid', come la sospensione dei voli delle compagnie aeree che avevano portato un certo numero di passeggeri positivi ai test. Ha anche ridotto il tempo di quarantena per gli arrivi internazionali da 7 a 5 giorni. L'allentamento di alcune misure è stato un tentativo di rendere le politiche più "scientifiche e precise", ha dichiarato Lei Haichao, vice direttore della Commissione nazionale per la salute. Le città più grandi stanno ancora mantenendo alcune delle misure, anche se in modo più frammentato rispetto alla chiusura di un'intera città, come avevano fatto in precedenza. Shijiazhuang, città della provincia settentrionale di Hebei, sta testando tutti i residenti di sei distretti. Nel distretto Haidian di Pechino, che ospita il polo tecnologico della città e le migliori università, le autorità hanno annunciato domenica sera la cancellazione delle lezioni in presenza nelle scuole elementari e medie. La provincia di Guangdong, dove si trova Guangzhou, ha riportato il maggior numero di nuovi casi lunedì, con 9.085 su un totale di 27.095 casi a livello nazionale.

Il governatore di Hong Kong John Lee è risultato positivo al Covid-19, pochi giorni dopo aver interagito con il presidente Xi Jinping al vertice Apec di Bangkok, in Thailandia. Lee, infatti, era seduto accanto al leader cinese durante una riunione del 18 novembre e ad un evento del 17 novembre, potenzialmente uno dei più vicini contatti conosciuti di Xi con il virus dall'inizio della pandemia.

La Cina ha seguito fin da subito la rigorosa politica 'zero-Covid', costringendo regolarmente milioni di persone a quarantene e isolamenti domestici a dispetto dei pesanti costi economici e sociali. Sia Lee sia Xi erano privi di mascherina, nonostante i componenti delle rispettive delegazioni la stessero usando, in entrambe le occasioni in cui si sono incontrati. "Lee è in isolamento", ha riferito il governo di Hong Kong, al ritorno di domenica nell'ex colonia britannica.

Xi, invece, ha iniziato a viaggiare all'estero un paio di mesi fa dopo un auto-isolamento antipandemico di quasi 1.000 giorni: un viaggio in Asia centrale a settembre è stata la sua prima missione all'estero da gennaio 2020, quando il virus esplose a Wuhan, nella Cina centrale.

Il suo tour di una settimana nel sudest asiatico per il vertice G20 in Indonesia e l'incontro annuale dei leader dell'Apec in Thailandia hanno segnato il suo ritorno sulla scena globale, avendo avuto una serie di colloqui con il suo omologo Usa Joe Biden, e con i leader di Francia, Italia, Spagna, Olanda, Australia, Giappone e Corea del Sud. L'ultimo contatto noto di Xi con il virus è stato a giugno, quando si recò a Hong Kong per i 25 anni del ritorno dei territori da Londra a Pechino: un parlamentare, Steven Ho, aveva posato in una foto di gruppo con Xi e poi risultò positivo. Tutto i partecipanti all'evento indossavano però mascherine.

Hun Sen, il premier della Cambogia, è risultato positivo al Covid-19 dopo aver ospitato il vertice Asean con la partecipazione del premier cinese Li Keqiang e di Biden prima del vertice del G20.

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