Cade l’accusa di tentata violenza sessuale, 28enne condannato per minacce
Il giovane, di Golfo Aranci, dovrà scontare tre mesi di reclusione
Golfo Aranci Secondo le accuse della Procura di Tempio, Gabriele Trovati, un giovane di Golfo Aranci, voleva costringere una ragazza che aveva incontrato in spiaggia a subire atti sessuali, e non sarebbe riuscito nel suo intento solo grazie all’intervento della sorella maggiore della ragazza e di un uomo che avrebbe trattenuto l’aggressore. Il fatto era avvenuto il 13 ottobre 2020. Era, quindi, finito a processo con le accuse di tentata violenza sessuale nei confronti dell’allora 26enne, e di minacce e percosse nei confronti della sorella maggiore, di 34 anni, che era intervenuta per difenderla, e che, secondo le accuse, era stata colpita al petto dall’aggressore. Oggi 21 maggio, la sentenza. I giudici del collegio, presieduto da Caterina Interlandi, lo hanno condannato a tre mesi di reclusione solo per le minacce, mentre è stato assolto per le percosse. È caduta, invece, l’accusa più pesante, quella di tentata violenza sessuale. Il collegio ha infatti riqualificato il capo d’imputazione, lasciando in piedi solo gli altri due reati. Per il tribunale non ci fu nessuna tentata violenza sessuale, insomma.
Il pubblico ministero Mauro Lavra aveva chiesto una condanna a 6 anni e 4 mesi. Secondo la ricostruzione della Procura, Trovati e la ragazza più giovane si erano incontrati in una spiaggia di Golfo Aranci. Lui aveva cominciato a offenderla e minacciarla. «Farai una brutta fine, ti spacco la testa...», le avrebbe urlato più volte, avvicinandosi a lei sempre di più. La 26enne, era riuscita a fuggire e a rinchiudersi in macchina. Aveva chiamato la sorella che l’aveva raggiunta sul posto. Ma lui aveva aggredito verbalmente anche lei, minacciandola pesantemente. «Ti spacco la testa, ti ammazzo la famiglia, tanto ti vedo in giro...», avrebbe detto, prima di colpirla con un pugno al petto. Gabriele Trovati, difeso dall’avvocato Egidio Caredda, ha sempre respinto le accuse. Nel corso dell’arringa difensiva, l’avvocato Caredda ha evidenziato l’insussistenza dell’accusa di tentata violenza sessuale, rimarcando che quanto accaduto fosse un’accesa lite tra persone che si conoscevano bene, e ha sollecitato l’assoluzione per tutti i reati contestati, in particolare per quello più grave, non essendo stato provato nel corso del processo. (t.s.)