La Nuova Sardegna

Gas

Il caro energia allarma anche gli Usa

Mario Macis
Il caro energia allarma anche gli Usa

Alla crescita del prezzo in Europa, inasprita ulteriormente dalla guerra in Ucraina, ha fatto seguito un aumento delle esportazioni di gas liquefatto americano. Se questo avvantaggia i produttori a stelle e strisce, non è così per i consumatori di gas, famiglie e imprese statunitensi

22 settembre 2022
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L’aumento del prezzo del gas sta mettendo in grave difficoltà famiglie e imprese in Europa, e il continente è a rischio di razionamento e, forse, recessione. Gli Stati Uniti, invece, pur essendo in prima linea nell’aiutare l’Ucraina con sanzioni e armi contro l’invasione russa, non stanno soffrendo una simile crisi energetica. In Europa, il prezzo del gas naturale si aggira intorno ai 200 euro per megawattora (ma nelle scorse settimane aveva superato i 300), circa otto volte più alto che negli Stati Uniti.

Il prezzo è relativamente basso negli Usa perché questi sono grandi produttori di gas naturale (ne producono più della Russia) ma hanno una capacità limitata di esportarlo. Per poter arrivare in Europa, il gas di produzione americana deve essere liquefatto, imbarcato su navi speciali, e rigassificato all’arrivo in impianti appositi – infrastrutture che richiedono investimenti ingenti e tempo per essere approntate. Il prezzo del gas naturale in Europa ha cominciato a salire già nel 2021, a causa di temperature invernali particolarmente basse e della Russia che aveva già cominciato a ridurre i flussi. Alla crescita del prezzo in Europa, inasprita ulteriormente dalla guerra in Ucraina, ha fatto seguito un aumento delle esportazioni di gas liquefatto Usa. Se questo avvantaggia i produttori Usa, non è così per i consumatori di gas, famiglie e imprese americane. L’inflazione negli Usa è all’8,3 percento (un livello non troppo diverso da quello europeo), e il prezzo dell’energia è cresciuto del 16 percento, trascinato appunto dal prezzo del gas naturale. Secondo alcune stime, la bolletta elettrica media per il periodo estivo è salita da 450 l’anno scorso a 600 dollari quest’anno; per circa una famiglia su sei la bolletta è raddoppiata, e oltre 20 milioni di americani sono in ritardo con i pagamenti. Pertanto, se l’Europa piange, non si può dire che l’America rida. Con le elezioni di midterm alle porte, questi costi economici si traducono in un costo politico per il presidente americano Joe Biden. A febbraio di quest’anno (ma prima che la Russia invadesse l’Ucraina), alcuni membri del Congresso hanno chiesto al presidente Biden di mettere dei limiti alle esportazioni di gas naturale liquefatto, proprio per evitare che la crescita dei prezzi in Europa si propagasse agli Usa. Poche settimane fa, i governatori degli stati del New England hanno detto all’amministrazione Biden che pur comprendendo l’importanza di aiutare gli alleati europei, anche loro hanno urgente bisogno di maggiori forniture di gas liquefatto.

L’aumento del costo dell’energia è inferiore rispetto all’Europa, e l’abbondanza di gas naturale e altre fonti implica che gli Usa non rischiano di restare a corto di energia. Ma i costi ci sono, e saranno maggiori se Putin interromperà le esportazioni russe di petrolio, come ha minacciato di fare se i paesi occidentali imporranno un tetto al prezzo dell’energia russa. Con l’inverno che si avvicina, è possibile che gli americani cominceranno a chiedersi perché dovrebbero essere loro a pagare il prezzo di un problema europeo (la destabilizzazione del continente causata da Putin e la conseguente crisi energetica). È improbabile che Biden ceda a queste pressioni, e c’è da sperare che non lo faccia, perché senza le forniture di gas liquefatto dall’America, l’Europa sarebbe in una situazione ancora più drammatica di quella attuale. Nell’immediato, l’andamento dei costi energetici dipende dalla guerra in Ucraina.

Le istituzioni europee e nazionali devono fare ciascuna la propria parte, con la politica monetaria (la Bce) che prova a domare l’inflazione, e la politica fiscale che interviene a sostenere famiglie e imprese colpite dallo shock energetico. Per il medio-lungo, bisogna continuare il lavoro di diversificazione delle fonti energetiche e la transizione alle rinnovabili, buone per ambiente e indipendenza energetica. E anche, insieme ai partner europei, riflettere sulla saggezza di affidarsi a paesi imprevedibili e potenzialmente ostili (penso alla Russia e alla Cina) per l’approvvigionamento di risorse cruciali per il nostro benessere e la nostra sicurezza.
 

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