La Nuova Sardegna

Elezioni

Il primo partito è quello del non voto

Roberto Petretto
Il primo partito è quello del non voto

Colpa di una lunga serie di promesse non mantenute e una legge elettorale cervellotica - IL COMMENTO

26 settembre 2022
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Fratelli d’Italia è il secondo partito: il primo, soprattutto in Sardegna, è il partito dell’astensione. Quasi il 50 per cento dei sardi non è andato a votare e questo è un elemento che non deve essere trascurato, né dai vincitori, né dagli sconfitti. Metà degli elettori dell’isola ha preferito dedicare la giornata di ieri ad altro piuttosto che al voto. Posto questo come elemento indiscutibile, tutto il resto dovrà essere ancora analizzato in modo compiuto sulla base di dati reali. Il centrodestra ha vinto le elezioni e anche su questo non dovrebbero esserci dubbi. Le percentuali ascritte ai partiti, però, non dicono tutto: sarà fondamentale capire quale sarà l’entità della pattuglia parlamentare di ciascuno schieramento. Il sistema maggioritario, com’è noto, premia chi prende un voto in più degli altri nei collegi uninominali e quindi sarà la conta dei senatori e dei deputati a contare veramente.

Vince il centrodestra, ma vince soprattutto l’astensionismo, ma l’astensionismo non governerà. Le lunghe file ai seggi hanno un po’ tratto in inganno dando l’impressione di una partecipazione massiccia che in reatà è stata tutt’altro che massiccia. L’elettorato più fedele all’impegno con le urne è sempre stato quello progressista, ma stavolta un clima nuovo ha coinvolto anche l’elettorato moderato e di destra. La sensazione di una storica vittoria a portata di mano, insieme a una disaffezione dell’elettorato di sinistra, possono aver inciso sul risultato finale. Nel suo complesso, però, l’elettorato, su scala nazionale e ancor più a livello sardo, ha mostrato distanza dal mondo della politica. La mobilitazione di partiti e candidati, il presenzalismo invadente su social network e chat personali, i duelli televisivi, il tifo delle rispettive tifoserie hanno mobilittato un elettorato già sensibile di suo e attento alla causa di una o dell’altra parte.

Ma l’elettore meno coinvolto nelle logiche di schieramento come ha vissuto il bombardamento di messaggi? Assillato da bollette pesanti, dal conto della spesa quotidiana sempre più salato e, in Sardegna, da trasporti inefficienti, da lavoro introvabile e, in generale, da un’incertezza sul futuro, ha visto con diffidenza le promesse mirabolanti snocciolate con grande fiducia nella smemoratezza degli elettori da un po’ tutti i partiti.

Ci aspetterebbe un Eden se anche solo una parte di quelle promesse venisse realizzata. Non sarà così, come non lo è mai stato in passato. Anche perché il compito che attende il prossimo Governo (o i prossimi) è di quelli che incuterebbero timore a chiunque. E, anche se la memoria non è una delle qualità più spiccate dell’elettore medio, verrà un momento in cui sarà necessario rendere conto dei risultati. E siccome i contesti locale, nazionale e internazionale sono quelli che sono, fare in modo che si stia un po’ meglio un domani di come si sta ora sarà difficile. Di fronte a questa prospettiva il meccanismo che molti hanno attivato è stato il solito: «Non vale la pena uscire di casa per andare a votare perché, qualunque sia il risultatato, le cose per noi non cambieranno». Dal 1994 a oggi ci sono sono stati innamoramenti collettivi che hanno spaziato da Berlusconi a Renzi, dalla Lega al Movimento 5 Stelle. L’elettorato italiano si è spostato alla ricerca di un leader che potesse davvero dare una prospettiva di efficienza, giustizia, benessere. Ma al turno elettorale successivo quel consenso nonsi è mai rafforzato, anzi si è quasi sempre ridotto.

A tutto questo di aggiunga una legge elettorale complicata, farraginosa, che toglie possibilità di scelta al cittadino e anzi consegna ancora più potere di scelta e di indirizzo ai partiti e ai movimenti. Di fronte a tutti questi elementi diventa sempre più difficile convincere l’elettore disilluso che sì, vale la pena fare quella croce sulla scheda. E infatti si può dire che in Sardegna questa missione stavolta ha fallito.

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