Non ci fu concussione, la sindaca: «Vittima di un sistema, adesso mi sfidino alle elezioni»
Albina Mereu racconta i 700 giorni vissuti da indagata con un’accusa molto pesante
Seneghe L’inchiesta a suo carico per concussione, alla fine, è stata archiviata: la sindaca di Seneghe Albina Mereu non ha alcuna responsabilità. Dei 700 giorni trascorsi con indosso la fascia tricolore, nessuno è stato bello come questo, molti altri di contro sono stati orrendi dopo l’odissea giudiziaria cominciata a gennaio 2024 con la visita inaspettata in municipio dei carabinieri. Volevano vederci meglio su quei contributi assegnati dal Comune alla Pro loco per l’organizzazione della rassegna Prentzas apertas. La festa dell’olio per la quale la giunta, inizialmente aveva assegnato 16mila euro, 7mila dei quali dopo erano stati dirottati su due società di comunicazione. Albina Mereu, assistita dall’avvocata Anna Maria Busia, queste accuse le ha sempre respinte e con lei il suo vicesindaco Davide Sedda al quale, durante le indagini, erano stati sequestrati anche il pc e lo smartphone. Gli sviluppi dell’inchiesta oggi le hanno dato ragione visto che il procuratore Paolo De Falco ha chiesto l’archiviazione. È stato poi il giudice Salvatore Carboni ad accogliere la richiesta archiviando il fascicolo per la presenza di «numerosi elementi contraddittori emersi nel corso delle indagini».
Sindaca, adesso che l’odissea giudiziaria è finita, quale sarà il prossimo passo? «Abbiamo fatto richiesta di accesso agli atti e attendiamo di capire chi, come e perché si è rivolto alla procura della Repubblica. Non ho idea di chi possa essere stato e per questa ragione voglio vederci chiaro. Intanto, l’unico dato oggettivo è quello che attesta che, dal punto di vista degli strumenti informatici posti sotto sequestro e analizzati, non è emerso alcunché rispetto al fatto contestato. Vale anche per i dispositivi del vice sindaco Davide Sedda, rivoltati come un calzino da diversi periti forensi, compresi quelli incaricati dalla nostra difesa».
Come aveva reagito in quel gennaio 2024? «Con grande stupore. In quella data non avevo ricevuto alcun avviso di garanzia, recapitatomi invece alla fine del mese di febbraio. In quel momento, non potevo pensare che questo sarebbe stato l’inizio di una vicenda lunghissima che per la verità ha visto gli albori a settembre del 2023, quando la procura venne in Comune per visionare la documentazione relativa alla vicenda. Atti pubblici messi immediatamente a disposizione dell’autorità giudiziaria».
Come ha vissuto la vicenda umanamente, ma anche dal punto di vista di un amministratrice, una sindaca, che rappresenta l’intera comunità? «Sia a livello personale che come amministratrice, per me è stato drammatico. C’erano le nostre famiglie da tutelare e difendere. Spiegare in casa cosa stava accadendo è stato complicato. Mi è dispiaciuto essere screditata come persona e come sindaca, di essere colpita nella dignità personale anche nonostante gli sforzi amministrativi compiuti per il bene del paese. Nonostante l’archiviazione, mi porto dentro una ferita che resterà aperta ancora a lungo».
Vuole conoscere il nome di chi la accusa, ma ha qualche sospetto? «Non sono in grado di individuare il mandante della denuncia, ma sono comunque molto amareggiata. L’immagine di Seneghe è stata screditata ancora una volta. Un paese dove, per uno strano modo di fare, è accaduto spesso negli anni che piovessero denunce contro sindaci, amministratori comunali e ammnistratori straordinari. È un sistema atavico».
Un sistema retto da chi? «In undici anni di esperienza amministrativa a vario titolo sono venuta a conoscenza di questo strano sistema. Un sistema che, per motivi che non conosco, si regge su un gioco di equilibri. Detto questo, non vuol dire che in paese siano tutti cattivi. Io ho sempre avuto molto rispetto per i seneghesi che poi mi hanno dato fiducia eleggendomi sindaca».
Come ha reagito al cosiddetto sistema? «Candidandomi e venendo eletta come unica donna sindaca nella storia di Seneghe e prima forestiera. Io sono di Oristano. Ho vinto presentando una lista di rottura con il passato che non prevedeva alcun componente delle precedenti amministrazioni civiche. Le elezioni mi hanno dato ragione». Va bene, ma la comunità come ha reagito rispetto al suo caso giudiziario? «Con molto stupore, ma con distacco. Non un fatto negativo questo, ma di rispetto nei miei confronti e verso la verità. Dopo l’archiviazione ho ricevuto tanti attestati di stima».
Si ricandiderà alle prossime elezioni? «Non digerisco questo strano sistema accusatorio nato intorno agli amministratori, quindi sto facendo delle valutazioni. Due anni e mezzo in Comune mi hanno regalato un’esperienza che vale per dieci. Io sto mantenendo fede al mio patto con i seneghesi che, nonostante questa ferita, mi danno tanta soddisfazione. Nonostante questo silenzio assordante sono contenta, ma mi auguro che ci sia anche un’altra lista, è sempre meglio giocarsela in due. D’altronde chi mi ha infangata può metterci la faccia e misurare il suo consenso cercando di superarmi alle prossime elezioni».
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