La Nuova Sardegna

Oristano

La scoperta

Tharros era una città cosmopolita: l’esame del Dna rivela l’origine dei suoi antichi abitanti

di Paolo Camedda

	Scavi nella necropoli settentrionale di Tharros
Scavi nella necropoli settentrionale di Tharros

Lo studio dell’Università di Cagliari in collaborazione con quella di Bologna e gli studiosi di altri prestigiosi atenei: era un crogiolo di popoli, ecco quali

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Cabras «L’antica città di Tharros aveva un’origine cartaginese e una popolazione geneticamente eterogenea, con prevalenza di componenti genomiche africane, frutto degli scambi trasmarini di tipo commerciale e culturale e dell’integrazione con la popolazione locale, capace di riorganizzare il proprio stile di vita». Un nuovo importante tassello scientifico si aggiunge al mosaico di conoscenze che progressivamente stanno facendo luce sulla storia dell’antica città. Una ricerca pubblicata alcuni giorni fa sulla prestigiosa rivista britannica Nature, frutto di una collaborazione tra genetisti, archeologi e antropologi di diverse università europee e americane, fra cui Harvard e Cagliari, attraverso la docente di Archeologia fenicio-punica Carla Del Vais, ha portato a un’importante scoperta scientifica sulle origini della civiltà fenicio punica nel Mediterraneo: «Le popolazioni puniche avevano una natura cosmopolita e geneticamente variegata».

Da questa scoperta, ottenuta dall’analisi del Dna di 210 individui provenienti da 14 siti mediterranei, derivano una serie di evidenze. Contrariamente a quanto si è a lungo ipotizzato, la civiltà punica non si sviluppò infatti tramite una migrazione di massa di popolazioni levantine, ma grazie a un processo di intensa trasmissione culturale e assimilazione di gruppi locali. A questa conclusione gli studiosi sono giunti vedendo che le popolazioni puniche studiate risultano estremamente eterogenee dal punto di vista genetico, con una prevalenza di ascendenze affini a quelle degli odierni siciliani e delle popolazioni egee, accompagnate da significativi contributi nordafricani.

All’interno di questa vasta ricerca internazionale, l’Università di Cagliari ha messo a disposizione importanti dati provenienti dal sito di Tharros, dove da decenni conduce ricerche e scavi archeologici, in particolare nella necropoli settentrionale della città. Gli scavi condotti tra il 2009 e il 2013 in collaborazione con l’Università di Bologna hanno fornito resti osteologici di epoca tardo punica, che sono stati successivamente analizzati nel laboratorio del Dna antico dell’ateneo bolognese, diretto dalla professoressa Donata Luiselli. Dai dati genetici emersi è scaturita anche in questo caso una serie di evidenze: i dati confermano infatti l’origine cartaginese della città e sottolineano la centralità dei contatti transmarini nel determinare la composizione della sua popolazione. Nei campioni tharrensi, in particolare, è stata rilevata una prevalenza di componenti genomiche africane, coerente con il ruolo mercantile della città, il cui porto si trovava presso l’attuale laguna di Mistras.

«Questi risultati rafforzano l’interpretazione di Tharros come un crocevia multiculturale – afferma la dottoressa Del Vais –, in cui l’identità punica si fondava più su elementi culturali condivisi che su un’origine etnica omogenea. Un’immagine, questa, che si riflette anche nei dati archeologici relativi alle pratiche funerarie, al culto e all’urbanistica». Lo studio, coordinato dal docente della Harvard University, David Reich, rappresenta un passo avanti nella comprensione della complessa identità delle società del Mediterraneo antico, e sottolinea il valore della collaborazione interdisciplinare a livello internazionale e l’importanza della ricerca universitaria italiana. «È molto importante che le Università studino e collaborino fra loro a ricerche come queste e ne pubblichino gli esiti – afferma Anthony Muroni, il presidente della Fondazione Mont'e Prama, che gestisce il sito archeologico di Tharros –. In questo modo forniscono strumenti nuovi per capire meglio dove indirizzare le prossime ricerche e valorizzare i siti».

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