La Nuova Sardegna

Coronavirus

Il covid diffuso per un errore globale

Eugenia Tognotti
Il covid diffuso per un  errore globale

Questa pandemia ha mostrato fino a che punto sia interconnesso il mondo in cui viviamo e quanto sia vitale ovviare alla mancanza di reti di sicurezza globali e nazionali per proteggere le popolazioni vulnerabili - IL COMMENTO

19 settembre 2022
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«Una profonda tragedia e un enorme fallimento globale». Sono queste le durissime parole usate dalla Commissione incaricata dalla più antica e prestigiosa rivista medica al mondo, Lancet, di tracciare un bilancio sulla pandemia di Covid 19. Un compito da far tremare le vene ai polsi ai 29 esperti internazionali, 11 task force globali e cento collaboratori. Il Rapporto pubblicato l’altro ieri - è stato offuscato in Italia - ahimè - da polemiche elettorali e attacchi a palle incatenate tra le coalizioni. Ma le anticipazioni di giornali specializzati e i numeri sbalorditivi della tragedia - 7 milioni di decessi e 17,2 milioni di morti stimate – danno conto, come meglio non si potrebbe, delle sinistre dimensioni di una tragedia che ha segnato uno spartiacque nella storia contemporanea.

Come è potuto accadere che nel gennaio del 2020 - non nel settembre del 1918, quando persino la comunità scientifica ignorava (o quasi) l’esistenza dei virus - il mondo sia stato colto di sorpresa? E che la cooperazione internazionale abbia fallito clamorosamente, in più ambiti, gettando le basi del disastro? È cominciato con la mancanza di una tempestiva notifica dallo scoppio iniziale di COVID-19 nelle fatali prime settimane di quell’anno. Per continuare con gli incredibili ritardi dell’OMS nel riconoscere che la diffusione per via aerea era la principale modalità di trasmissione di SARS-CoV-2, (attraverso eventi super-diffusori in spazi interni poco ventilati), cosa che ha rallentato l'attuazione di misure appropriate a livello nazionale e globale per rallentare la diffusione del virus. E, ancora, continuando, con la funesta catena di sbagli che ha aggravato gli effetti dell’emergenza pandemica: dall’incapacità di garantire adeguate forniture e un’equa distribuzione di dispositivi di protezione individuale (mascherine), alla mancata disponibilità di strumenti diagnostici, farmaci, vaccini, in particolare per i Paesi a reddito medio-basso. In più ci si è messa la mancanza di dati tempestivi, scrupolosi e organizzati su infezioni, decessi, varianti virali; e, ancora, l'incapacità di combattere la disinformazione sistematica, problema che conosciamo bene in Italia, Paese a cui fa specificamente riferimento il Rapporto come un ‘caso’ particolare. Questa pandemia ha mostrato fino a che punto sia interconnesso il mondo in cui viviamo e quanto sia vitale ovviare alla mancanza di reti di sicurezza globali e nazionali per proteggere le popolazioni vulnerabili.

Nessun Paese può pensare di sigillare i propri confini e di tener fuori un virus che viaggia con l’aria. E i ‘commissari’ usano espressioni assai critiche sulla mancanza di coordinamento tra i paesi per quanto riguarda le strategie di repressione e l'incapacità dei governi di adottare le migliori pratiche per controllare la pandemia e gestire l’impatto economico e sociale. Le 57 pagine del Rapporto affrontano tutte le questioni legate alla pandemia compresa quella delle origini: incidente di laboratorio a Whuan o “Wet market’? Vale a dire il mercato umido che avrebbe funzionato da “incubatore” per la selezione del ceppo che avrebbe avuto origine da animali selvatici – pipistrelli - “imparando” a trasmettersi tra gli esseri umani, dopo la scoperta del primo focolaio. Nelle conclusioni – contestate, in parte, occorre dire in un’argomentata nota dell’Organizzazione mondiale della Sanità divulgata a fine settimana - la Commissione di The Lancet mette in luce le maggiori sfide globali tra cui spiccano il cronico sottofinanziamento delle Nazioni Unite, i rigidi regimi di proprietà intellettuale (che riportano ai vaccini), la mancanza di finanziamenti sostenibili per i Paesi a basso e medio reddito e "l'eccessivo nazionalismo" – ma mi sentirei di tradurre in italiano ‘egoismo’ che ha impedito l'allocazione dei vaccini in base alle esigenze sanitarie ed epidemiologiche dei vari Paesi. Che dire? La terribile crisi sanitaria che abbiamo vissuto ci ha mostrato come mai era accaduto prima che eravamo tutti cittadini di un ambiente globale di malattia. E che per il prossimo futuro, solo la stretta cooperazione internazionale di esperti sanitari e organizzazioni, sotto la guida di una rinnovata OMS, può offrire la speranza di contrastare una pandemia emergente e di proteggere la salute di tutti.
 

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