La Nuova Sardegna

Libri e convegni a 50 anni dalla morte

Antonio Segni, visione globale e amore per la Sardegna e per Sassari

Pier Luigi Rubattu
Antonio Segni, visione globale e amore per la Sardegna e per Sassari

Ministro, premier, presidente della Repubblica: domani inserto speciale

27 novembre 2022
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È passato mezzo secolo dalla morte di Antonio Segni, uno dei politici che guidarono la ricostruzione dell’Italia nel dopoguerra, il primo dei due presidenti della Repubblica che Sassari ha dato al Paese. Storici e giuristi continuano a studiare la vita, il lavoro e gli scritti di Segni, tra molte luci e alcune ombre che gravarono su di lui dopo la precoce conclusione del mandato al Quirinale (1962-1964) per gravi problemi di salute. Uno “scoop” dell’Espresso denunciò il tentativo di golpe del generale De Lorenzo e il coinvolgimento del presidente della Repubblica nella vicenda.

Il figlio di Antonio Segni, Mario, anche lui a lungo protagonista della politica italiana, ha confutato con un libro questa narrazione che però, a suo giudizio, continua a prevalere nella ricerca storica e nella divulgazione giornalistica.

Quindi, da una parte: la riforma agraria, una delle più importanti del dopoguerra; l’impegno per la scuola (Segni fu ministro della Pubblica istruzione, oltre che dell’Agricoltura); la firma nel 1957, quand’era presidente del Consiglio, del trattato che diede vita alla Comunità europea; l’attenzione per la Sardegna (con il sostegno al Piano di rinascita) e per la sua Sassari.

Dall’altra parte: una vicenda ancora oggi discussa («La madre di tutte le fake news», sostiene Mario Segni) e ricca di misteri e dubbi che probabilmente non saranno mai risolti.

Domani, 28 novembre, La Nuova Sardegna dedicherà ad Antonio Segni un inserto speciale di 16 pagine. La nostra iniziativa precede di pochi giorni il cinquantesimo anniversario della morte (avvenuta il 1° dicembre 1972, a 81 anni). Ricorrenza che sarà celebrata anche con un evento al Quirinale: l’incontro di studio dedicato al carteggio tra Segni e i maggiori costituzionalisti dell’epoca, ricostruito dallo storico Salvatore Mura, dell’Università di Sassari, in un libro di prossima pubblicazione.

Alla tavola rotonda moderata da Mario Segni – presidente della Fondazione intitolata al padre – parteciperanno eminenti studiosi: Giuliano Amato, ex primo ministro e presidente emerito della Consulta, Omar Chessa, docente di Diritto costituzionale all’Università di Sassari, e Massimo Luciani, Accademico dei Lincei.

Un’altra testimonianza del ruolo decisivo di Antonio Segni nell’Italia del dopoguerra è il carteggio con Alcide De Gasperi tra il 1943 e il 1954, ricco di dettagli illuminanti sulla nascita della riforma agraria (1950) che redistribuì 750mila ettari ai piccoli contadini. Le lettere del ministro sardo e del presidente del Consiglio – raccolte in un libro da Pier Luigi Ballini ed Emanuele Bernardi – rivelano la complessità e la fatica di un’azione di governo innovatrice. A unire i due democristiani è anche la fede europeista che porterà Segni, diventato nel frattempo primo ministro, a siglare il trattato istitutivo della Cee.

Nello speciale che troverete in edicola domani, emerge un Antonio Segni “glocal”. Un politico e giurista di grande visione globale e al tempo stesso di profondo radicamento locale, con un amore corrisposto per Sassari, dove una folla enorme – cinquantamila persone – partecipò al suo funerale. Un proprietario terriero (“il presidente agricoltore”, come lo chiamò Aldo Cesaraccio sulla Nuova Sardegna) che volle cambiare per sempre il mondo delle campagne con una riforma che non andava certo a suo vantaggio personale. Vita e opere sulle quali l’attenzione degli studiosi è destinata a non affievolirsi, per definire ancor meglio il ruolo di Antonio Segni nella Storia d’Italia.


 

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