La Nuova Sardegna

Le fonti energetiche

Tempi lunghi e tante incognite per la via del gas Algeria-Italia

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Nessuno ancora parla ufficialmente di un percorso che passi per la Sardegna. Prudente l’Ad di Eni Descalzi: «Bisogna seminare, avere fiducia e pazienza»

25 gennaio 2023
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Sassari Questo gasdotto tra Algeria e Italia passerà davvero per la Sardegna? Riesumerà la salma del Galsi? E in che tempi e con quali costi (economici e ambientali)? La giornata di ieri non ha fugato i dubbi. Anche l’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi è rimasto sul vago: «L’Europa per tanto tempo non si è accorta di non avere energia e un piano di sicurezza energetica. Insomma, era come una Ferrari senza benzina. Il sistema Paese può funzionare quando si coinvolgono tutte le visioni. Bisogna seminare, avere fiducia, pazienza e senso nazionale». Neanche il Guido Crosetto, ministro della Difesa ma battitore libero quando si tratta di commentare le vicende nazionali, è sceso nei dettagli, ma si è limitato ad esaltare l’accordo: «È un piano assolutamente realizzabile».

Di segno opposto i commenti di Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa verde e deputato di Alleanza verdi sinistra: «Gli accordi fatti sul gas con l’Algeria non fanno altro che trasferire la dipendenza energetica del nostro Paese dalla Russia verso l’Algeria». Neppure Bonelli parla di Galsi e di Sardegna. Insomma, la realizzazione del gasdotto annunciato dal presidente algerino e da quello italiano ha ancora contorni ben poco definiti. Ambienti dell’Eni, in via ufficiosa, non fanno che aumentare l’incertezza: «Si tratta di studi, non di progetti o realizzazioni, la comunicazione è stata troppo slanciata. La cosa è molto acerba».

D’altronde una struttura della portata di quella annunciata richiede tempi lunghissimi che passano attraverso fasi di studio, di progettazione, di valutazione d’impatto ambientale, di bandi di gara e, infine, di realizzazione e collaudo. Di certo non spetterà al Galsi (sempre che sia questa la strada che alla fine sarà scelta) risolvere in tempi brevi i problemi energetici della Sardegna.

Gli accadimenti del passato dovrebbero servire a leggere gli annunci con la giusta misura. Un comunicato del giugno del 2007, diffuso dalla Regione, riporta la notizia dell’accordo di collaborazione Italia-Algeria: «Si è tenuto ad Alghero il vertice italo-algerino che ha dato il via definitivo alla costruzione del gasdotto Galsi, che entro 5 anni collegherà l'Algeria con la Sardegna, proseguendo poi per la Toscana e per la Francia, fornendo in totale 40 miliardi di metri cubi di gas all'anno». Allora il presidente del Consiglio era Romano Prodi, il capo di Stato algerino era Abdelaziz Bouteflika, il presidente della Regione era Renato Soru. Faceva gli onori di casa l’allora sindaco Marco Tedde. Sono passati quasi 16 anni.

La storia dovrebbe insegnare. Eppure le suggestioni che sono arrivate da Algeri hanno avuto il potere di scatenare il dibattito in una Sardegna che non ha ancora deciso il suo futuro energetico. Entusiasta per la nuova prospettiva il coordinatore regionale di Sardegna al Centro, Antonello Peru: «È una bellissima notizia per la Sardegna e per il Paese l’accordo tra i governi di Italia e Algeria che hanno deciso di far ripartire il progetto del metanodotto Galsi». Entusiasmo non condiviso da Alessandra Todde (M5S): «Ancora una volta le dichiarazioni sul Galsi da parte della destra sarda ci riportano al problema principale: una totale assoluta mancanza di visione su quale debba essere il futuro energetico della Sardegna».

La visione più equilibrata è quella della Confartigianato: «La notizia del progetto del nuovo Galsi che potrebbe passare in Sardegna, è positiva anche se non basteranno 10 o 15 anni per vederlo in funzione. Siamo favorevoli a questa ripartenza e a tutto ciò che permetterà di poter fruire di energia pulita, a basso prezzo e soprattutto, che possa provenire da più canali di approvvigionamento».

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