La Nuova Sardegna

Il progetto

La casa digitale di Poste arriva nei piccoli comuni sardi

di Claudio Zoccheddu
La casa digitale di Poste arriva nei piccoli comuni sardi

Presentato a Roma “Polis”. In platea 220 sindaci arrivati dalla Sardegna. Nell’isola i primi interventi ad Abbasanta e Villa San Pietro

31 gennaio 2023
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Inviato a Roma I primi saranno Abbasanta, nell’alto Oristanese, e Villa San Pietro, a due passi da Pula. Poi verranno tutti gli altri. E quando il progetto Polis di Poste Italiane, figlio di un mega investimento da 1,12 miliardi di euro, sarà terminato, gli abitanti dei centri con meno di 15mila abitanti avranno a portata di mano, nell’ufficio postale, un collegamento diretto con il mondo della pubblica amministrazione che permetterà di risparmiare tempo e fatica per ottenere documenti, certificati e atti. Poste lo ha battezzato “sportello unico” ma di fatto si tratta di un presidio essenziale per combattere, o perlomeno rallentare, lo spopolamento dei piccoli centri.

Il progetto Presentato al centro congressi “La Nuvola” di Roma davanti a una nutritissima rappresentanza governativa, con la premier Giorgia Meloni e i ministri Giorgetti, Urso, Zangrillo, Piantedosi, Nordio, Crosetto, Abodi, Roccella e Fitto, con l’intervento conclusivo del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella accolto da una standing ovation dei 4mila sindaci che componevano la platea, “Polis” è un facilitatore, come ha detto l’Ad di Poste, Matteo Del Fante: «Nasce per garantire a 16 milioni di italiani che vivono nei Comuni con meno di 15mila abitanti pari opportunità di accesso ai molteplici servizi della Pubblica amministrazione, avvicinandoli concretamente allo Stato».

C’è anche l’aspetto green, perché “polis” prevede 5mila colonnine di ricarica per veicoli elettrici, mille impianti fotovoltaici, mille sistemi di smart building e sensori di monitoraggio ambientale con spazi esterni destinati ad ospitare "iniziative culturali, di salute e benessere". Ma se su scala nazionale “polis” è importante, per l’isola è vitale. Perché 361 dei 377 comuni isolani ha meno di 15mila abitanti e perché lo spopolamento non è una prospettiva futura ma una realtà drammatica che, se la tendenza non verrà contrastata, tra meno di trent'anni la Sardegna arriverà a stento al milione di abitanti. Dunque, avere a disposizione Atm evoluti, postazioni “self service” e sportelli unici a cui richiedere il passaporto, la carta d'identità elettronica, il duplicato della patente di guida, i certificati anagrafici e Isee ma anche le prenotazioni ai Cup regionali, i certificati giudiziari, il rinnovo della patente nautica e decine di altre certe necessarie per sbrigare tante pratiche quotidiane è come un raggio di sole che illumina una valle dominata dalla penombra. Certo, i comuni che non hanno un ufficio postale continueranno a non averlo, ma in quello più vicino potranno trovare una scorciatoia che ridurrà i viaggi sulle tartassate strade dell’isola e che permetterà dunque di risparmiare tempo e denaro dando, perché no, anche una mano all’ambiente. Il pesante restyling è destinato a 7mila uffici postali in tutta Italia, di cui circa 320 in Sardegna. Difficile ipotizzare i tempi necessari alla conclusione dei lavori. Le variabili sono tante e ogni situazione avrà le sue tempistiche. Ad Abbasanta, ad esempio, saranno necessari 75 giorni per completare i lavori iniziati appena cinque giorni fa, il 26 gennaio.

Le reazioni Tra i 4mila primi cittadini arrivati ieri a Roma, 220 erano sardi. Tra loro, anche il presidente della sezione isolana dell’Anci, Emiliano Deiana, ex sindaco di Bortigiadas: «Gli impegni e gli accordi stipulati con Poste dal 2019 non sono mai stati disattesi e il progetto Polis segna una nuova strada. Tempo fa, infatti, capitava di sentire che mantenere i servizi sul territorio fosse sostanzialmente un orpello. Ma se mancano i servizi, che siano postali, bancari, sanitari, scolastici – ha detto Deiana – non ci può essere futuro. Non possiamo puntare sulla politica a “mosaico”, non basta un tassello per far funzionare il meccanismo. Serve, ad esempio, un sistema che comprenda la fiscalità di vantaggio per le imprese. Però serve costanza in queste iniziative, non possono essere interventi spot. Servono i medici di base, i pediatri e gli asili nido anche dove ci sono pochi bambini. O dove non ci sono. Si potrebbe costruire una zona franca rurale, con tassazioni ridotte che possano invogliare gli imprenditori». Deiana non dà tutte le colpe alla Regione: «Qualcosa è stato fatto ma mancano le iniziative sistematiche. Servono benefici per la casa, per la sanità, per la scuola. Investimenti sul lungo periodo, perlomeno dieci anni, in modo che tutti possano sapere che domani quella scuola, o quell’ambulatorio, non chiuderà».

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