La Nuova Sardegna

Sport e passione

Il grande rito dei play off: tutta l'isola tifa per Cagliari e Dinamo

di Matteo Porru
Il grande rito dei play off: tutta l'isola tifa per Cagliari e Dinamo

31 maggio 2023
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Per il grande scrittore uruguaiano Eduardo Galeano, quando si accende uno stadio, "la città scompare, la routine si dimentica, esiste solo il tempio". Le “città scomparse”, in Sardegna, sono Cagliari e Sassari, ma c’è tutta l’isola dentro il tifo per i playoff dei rossoblù e della Dinamo. Sono di fatto due nazionali, e le loro partite un rito collettivo.

Non c’entrano soltanto i punti, i risultati o le classifiche. Conta più di ogni altra cosa la capacità dello sport di ammassare migliaia di persone in uno spazio fermo e di metterlo in moto, di agitarlo. Conta la sensazione di appartenere a un sentimento così grande e così alto da sembrare una fede: credere nei momenti, nelle giocate, nei guizzi, nei corpi. Ogni stadio è un teatro in cui ascoltare un coro di migliaia di voci che ne compongono una. È un tribunale spietato e che assolve e condanna ogni azione. Pugni chiusi, denti stretti, gambe tese. È un atto fisico e violento quasi come quello di chi va a giocare, e insieme si completano -o si ostacolano-. Quando si parla di sport -qualunque sport, dalle Olimpiadi alle corse, dal canottaggio al pugilato-, siamo molto bravi a fare fronte comune.

Perché noi, come singoli, davanti alla tivù o seduti sugli spalti, non abbiamo nulla da perdere, perché siamo lontani e possiamo fischiare a oltranza o applaudire i migliori. Il problema è che quando giochiamo noi -quando in campo ci sono questioni politiche, economiche o sociali che ci riguardano- lo stadio si svuota. Non resta quasi nessuno. Perché -detto in maniera brutale e con molto cinismo- siamo indifferenti alla maggior parte delle cose che non riguardino un pallone o il nostro stadio. E invece lo sport dovrebbe insegnarci proprio l’opposto: aderire e lottare. Essere corretti e leali con i nostri principi. Affidare i nostri sogni di vittoria a chi può vincere per noi, e protestare, anche con irruenza, quando non accade -o se qualcosa disturba o altera il corso degli eventi buoni-. E farlo insieme, riempire lo stadio. Non solo quando due squadre del cuore si giocano il salto.


 

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