La Nuova Sardegna

Lavoro e turismo

Dalla cauzione per la divisa agli alloggi sardine: storie di stagionali sottopagati e maltrattati

Dalla cauzione per la divisa agli alloggi sardine: storie di stagionali sottopagati e maltrattati

Cristiano Ardau, Uil: «Ci sono imprenditori onesti, altri che applicano contratti pirata»

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Sassari «Non è colpa nostra se i lavoratori stagionali ci raccontano un’altra estate. Appena ho sollevato il problema il mio telefono non ha smesso di squillare, stava friggendo. Mi sono dovuto alzare dalla tavola, in pizzeria, per rispondere alle chiamate di denuncia in cui mi dicevano “finalmente qualcuno ne parla”». Quel qualcuno è Cristiano Ardau, segretario generale UilTucs, anche lui ex lavoratore stagionale come barman. «Io – tuona Ardau – so di che cosa parlo. Sono stato il primo a puntare il dito anche contro il settore extra alberghiero».

Sul tavolo della discussione che ha acceso il dibattito c’è dunque il lavoro stagionale in Sardegna. E se da una parte Ardau parla di stagionali «maltrattati e sottopagati», dall’altra il presidente Federalberghi Sardegna, Paolo Manca, rimanda decisamente le accuse, pesanti, al mittente. «Il cosiddetto esercito degli introvabili merita condizioni di lavoro migliori, sia nella qualità del lavoro che nel riconoscimento retributivo», insiste Ardau forte delle vertenze che, ogni anno, a fine stagione, deve aprire portando le denunce sul tavolo dell’Ispettorato del lavoro. «L’anno scorso erano 150, la mia denuncia è sostanziata dai fatti. Poi è vero che ci sono imprenditori rispettabilissimi che applicano i contratti, altri invece agiscono diversamente applicando contratti pirata». Un esempio? «Nel nord Sardegna qualcuno ha chiesto una sorta di cauzione ad un ragazzo che cercava lavoro. Avrebbe dovuto acquistare la divisa e la bottiglia per l’acqua, versando 50 euro». Nel sud «il caso di personale sottopagato». Nelle denunce raccolte da Ardau si parla anche di «alloggi fatiscenti, in cui dormono come sardine». «Limitare il dibattito alla mancanza di disponibilità è riduttivo e offensivo verso i lavoratori del settore. Denunciamo da mesi il fallimento del sistema contrattuale e chiediamo adeguamenti salariali e il riconoscimento delle professionalità. E non dimentichiamoci – continua Ardau – che per firmare il rinnovo del contratto nazionale del Turismo abbiamo dovuto attendere anni».

Il negoziato era iniziato il 27 febbraio 2020. «In Sardegna, negli ultimi 12 anni, le retribuzioni sono cresciute meno della metà rispetto alla media europea, con una perdita del 15% dei salari del terziario rispetto all’inflazione, nonostante un aumento della produttività del 6%». La Sardegna è fanalino di coda in Italia per andamento delle retribuzioni. Serve un’analisi sulle condizioni di lavoro. «È comprensibile che molti rifiutino offerte legate a contratti a termine e bassi salari, quando altrove ci sono migliori condizioni». «Affermare che le retribuzioni sono basse per la scarsa qualifica richiesta – chiosa Ardau – è una distorsione pericolosa. Il settore ha bisogno di maggiore qualificazione, che alcuni ostacolano per risparmiare sul costo del lavoro. «È ora di sostenere davvero l’occupazione turistica. Le risorse vadano alle imprese che rispettano le regole, applicano i contratti giusti, offrono sicurezza e allunghino realmente la stagione». (ileniamura)

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