Dalla Gallura alla Barbagia: un itinerario tra vigne, storia e paesaggi mozzafiato
Ecco la seconda proposta del Movimento del turismo del vino isolano
Sassari Dalla Gallura alla Barbagia, dalle terre del Vermentino a quelle del Cannonau, i due vini che, storicamente, rappresentano la Sardegna nel mondo. È il secondo itinerario proposto dal Movimento del Turismo del vino isolano, composto da 41 cantine, che vuole uniformarsi al trend europeo di un turismo non più stanziale, non più sole di mare e spiagge, ma aperto alla conoscenza e ai sapori dei territori. Non a caso il rapporto 2025 stilato dall’Associazione italiana turismo enogastronomicoafferma che «Nel post covid si sta determinando, tra i turisti, uno spostamento dell’interesse dalle mete principali a quelle cosiddette minori; sono amate le mete poco affollate e lontane dai tradizionali circuiti, dove godere la tranquillità e la bellezza, così come vivere esperienze autentiche e significative».
E la Sardegna sembra fatta apposta per questo. Anche questo secondo itinerario esce dalle mete più battute, ripartendo dalla Gallura per addentrarsi fino alla Barbagia, senza trascurare qualche disgressione verso il mare. Si comincia dalle porte d’accesso alla Costa Smeralda e dal caratteristico borgo di San Pantaleo, incastonato nel granito, situato sulla collina di Cugnana, nato attorno a uno stazzo e costruito seguendo sempre lo stesso stile in barba alle tentazioni smeraldine. E qui, prima sosta per degustare i vini della cantina Surrau ad Arzachena.
Lasciata Cugnana, d’obbligo una tappa a Olbia dove i visitatori possono fermarsi alla basilica di San Simplicio, amatissima dagli olbiesi che in maggio si fermano per celebrare il loro patrono. Intorno a Olbia, due le cantine consigliate per le degustazioni: le Tenute Olbios e, allontanandosi di qualche chilometro verso l’interno, le Tenute Gregu che si estendono tra Monti e Calangianus. E proprio a Calangianus meritano una sosta il Museo del Sughero, prodotto simbolo del territorio, e la Tomba dei giganti Pascaredda, che domina con le sue caratteristiche steli. A questo punto il percorso punta decisamente verso l’interno, ma la bassa Gallura offre ancora una sosta di degustazione alla cantina La Contralta di Porto San Paolo e la visita a Capo Coda Cavallo, promontorio dal quale si può godere un panorama spettacolare sulla baia.
Proseguendo lungo la spettacolare statale litoranea 125, si supera poi il confine per entrare in Baronia dove, prima di dirigersi verso la Barbagia, è d’obbligo dirigersi nel borgo di Posada, a un passo dal mare. Qui le caratteristiche stradine del centro storico offrono una camminata in salita che porta al Castello della Fava, fortezza che domina tutta la piana delle Baronie col massiccio del Montalbo alle spalle. Si continua poi a scendere verso Dorgali, paese crocevia di più territori (Barbagia, Ogliastra e Baronie) e dove c’è solo l’imbarazzo della scelta per le cantine dove brindare e i luoghi da visitare.
Per un calice di rosso ci sono le cantine Berritta, quella di Alessandro Bocca, la storica Cantina Dorgali 1953 e quella dei Mastros de ’Inu. Il territorio di Dorgali confina inoltre con quello di Oliena, dove egualmente non mancano le tappe di degustazione e le visite. Per gli assaggi ci sono l’Azienda agricola dei fratelli Puddu e la Iolei Winery. Distanti pochi chilometri e distesi e confinanti tra i due Comuni, ci sono due dei luoghi simbolo della Sardegna antica. Uno è la fonte di Su Gologone, all’interno di un parco, sorgente che si dipana nel sottosuolo e per larghi tratti ancora inesplorata. L’altro è il villaggio nuragico di Tiscali, dove si arriva prendendo un sentiero che parte poco prima di Su Gologone, e dove è possibile fare un’escursione che resta nel cuore di chi percorre quei sentieri che un tempo furono l’ultimo baluardo delle genti tardo-nuragiche contro l’avanzata romana. Chi è invece appassionato di mare e magari ha bambini, può concedersi una visita all’acquario di Cala Gonone, recente e visitatissima attrazione della frazione marina di Dorgali alla quale si arriva percorrendo una spettacolare serpentina d’asfalto in mezzo alla macchia mediterranea.