La Nuova Sardegna

La relazione

Abusi nella Chiesa: nell’ultimo biennio 69 casi segnalati. Ecco tutti i numeri

di Mario Girau
Abusi nella Chiesa: nell’ultimo biennio 69 casi segnalati. Ecco tutti i numeri

Delle presunte 115 vittime, la maggior parte appartiene alla fascia d’età dai 10 ai 14 anni

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Sassari Si va sempre più articolando e arricchendo la rete dei servizi diocesani, interdiocesani, regionali e dei centri di ascolto tessuta dalla Chiesa italiana per prevenire gli abusi sui minori e sulle persone fragili. Una rete che nel biennio 2023-2024 ha portato alla registrazione di 69 casi di presunti abusi segnalati, in parte relativi al passato e in parte recenti. A essi sono associati 67 presunti autori: 44 chierici, 15 religiosi e 8 laici.

La maggior parte delle segnalazioni riguarda l’ambito parrocchiale (27 casi). Delle 115 presunte vittime, 64 maschi e 51 femmine, di cui 36 ( 31,3%) appartengono alla fascia d’età 10-14 anni; seguita da quella degli over 18 che nel 2023-2024 sono stati 35 (30,4%). Sono dati forniti della terza rilevazione sulle attività messe in essere dalla Cei che consentono di monitorare l’ultimo biennio di applicazione delle linee guida dettate dai vescovi, entrate in vigore dal giugno 2019 e, quindi, verificare e documentare e con trasparenza l’efficacia e la capillarità nella promozione di ambienti ecclesiali sicuri nelle Chiese in Italia.

«L’essenza di questo lavoro non è proteggere noi stessi, ma esprimere amore per l’uomo e per ogni persona», ha detto mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e Segretario Generale della Cei, nel sintetizzare il senso della Terza Rilevazione territoriale sulla rete per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili, presentata due giorni fa a Roma, nell’ambito dell’evento «Proteggere, prevenire, formare. La rete territoriale per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili». Secondo l’arcivescovo cagliaritano, occorre «proseguire con determinazione il cammino intrapreso, cercando di superare le resistenze culturali e operative ancora presenti». «Siamo chiamati a fare la nostra parte, con piena consapevolezza e responsabilità», ha aggiunto il Segretario Generale della Cei sollecitando la promozione di «snodi istituzionali a livello locale, così come di una più profonda consapevolezza culturale, in particolare all’interno delle università». Basata sul metodo della participatory action research, la ricerca ha coinvolto 184 Diocesi su 194 (94,2%), 16 servizi regionali e 103 Centri di ascolto attivi. Una struttura complessiva dove si consolida la presenza laica: il 46,7% dei referenti. I chierici rappresentano il 46,2%; le donne sono il 52% delle équipe e il 70,6% dei responsabili dei Centri di ascolto. Anche le professionalità degli operatori sono diversificate: psicologi (24,3%), legali (18,1%), educatori, canonisti, pastoralisti ed esperti della comunicazione danno forma a un approccio interdisciplinare.

La formazione si conferma come elemento cardine: nel 2024 sono stati realizzati 781 incontri, con 22.755 partecipanti, tra cui operatori pastorali, sacerdoti, religiosi, educatori e membri di associazioni. Sommando il 2023, si arriva a 42.486 partecipanti in due anni, con un aumento del 295% rispetto al 2020. Accanto ai progressi, la rilevazione fotografa alcune resistenze strutturali. Solo il 18% delle Diocesi - riferisce una nota della Cei - ha attivato collaborazioni con enti civili, appena il 10,3% partecipa a tavoli istituzionali. Anche a livello intraecclesiale si riscontrano delle difficoltà. I dati relativi ai Centri di ascolto restituiscono un altro elemento chiave: le persone si stanno avvicinando, chiedono ascolto, accompagnamento, verità. Nel 2024 sono stati registrati 373 contatti, soltanto 38 nel 2020.

La rilevazione offre una fotografia dettagliata dei presunti autori di abusi (65 maschi e 2 femmine). La loro età media è salita da 43 a 50 anni rispetto al biennio precedente. Un ulteriore dettaglio rivela che sono 17 i presunti autori di abusi con età inferiore a 40 anni, 6 coloro che hanno più di 70 anni e altri 6 di età compresa tra 60 e 70 anni. Con riferimento ai laici, il dettaglio relativo al servizio pastorale svolto indica che i presunti autori di reato, al momento della segnalazione, svolgevano i seguenti ruoli: catechista/educatore (4), volontario (3), collaboratore (2), insegnante di religione (1), seminarista (1), sagrestano (1).Tra le richieste pervenute ai Centri, il 15,2% proviene da persone che si identificano come vittime; il 35,4% riguarda episodi di abuso in contesto ecclesiale.

«Occorre non fermarsi, definire i prossimi passi orientando sempre più la bussola del cammino intorno a quattro poli: responsabilizzazione ecclesiale comunitaria per formare e vigilare a relazioni autenticamente evangeliche per tutti, a partire dal minore e dal vulnerabile; ascolto e cura verso chi è ferito e ricerca verità e giustizia; collaborazione con la società civile perché la tutela ‘sia linguaggio universale’; comunicare come si sta generando una rinnovata salvaguardia e imparare a gestire la crisi con trasparenza”, ha affermato Chiara Griffini, presidente del Servizio nazionale per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili.

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