Sandro Arzu aveva progettato un sequestro di persona: nel mirino un uomo cagliaritano
La mattina del fermo parlava in auto del piano per entrare nella sua casa. Dalle indagini emerge che poteva disporre di un’ampia rete di fiancheggiatori
Arzana Una rete di supporter nel suo paese natale, Arzana, ma anche nel Cagliaritano, che lo ha sostenuto durante i due anni trascorsi da uccel di bosco, dopo aver messo in scena la sua morte il 16 marzo del 2023.
Dal compaesano Pier Giorgio Piras, che, secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri dei comandi provinciali di Nuoro e Cagliari, gli aveva anche messo a disposizione la sua casa vicino a piazza Roma subito dopo l’omicidio di Mino Marongiu, al compaesano Gian Pietro Deiana. Che poco prima del martedì culminato con i fermi, stando ai dati raccolti dalle intercettazioni, era andato a prenderlo a Ilbono per portarlo verso il capoluogo sardo dove aveva alcuni appuntamenti.
Aveva un gruppo fidatissimo di sostenitori, insomma, Sandro Arzu, durante i suoi due anni trascorsi da latitante dopo aver simulato la propria morte violenta. Una cerchia di amici, familiari, conoscenti che fino all’ultimo gli ha dato sostegno in diversi modi. Ed era pronta anche a procurargli armi o altri strumenti utili per portare a termine i suoi progetti. Come è successo proprio nei giorni scorsi, in quel martedì approdato poi nella fine della sua latitanza.
Quando è stato fermato, infatti, Sandro Arzu sedeva nel posto del passeggero a bordo della Volvo guidata dal compaesano di Arzana e amico di vecchia data, Gian Pietro Deiana. Non sapevano che l’auto fosse da tempo sotto controllo e imbottita di cimici, per cui i due parlavano in libertà.
Ma stando al contenuto delle intercettazioni, i due compaesani non stavano dialogando del tempo o di altre piccolezze, no davvero: piuttosto parlavano di una pistola, di una moto, e del progetto di sequestrare un anziano del Cagliaritano, chiamato “mangiabambini” per costringerlo a fargli rivelare qualcosa. Nell’auto, oltre a Sandro Arzu e a Deiana, martedì mattina, all’altezza di Cagliari, a un certo punto era salito anche un familiare di Arzu.
E proprio con quest’ultimo, Sandro Arzu parlerà della pistola, della moto e del nuovo proposito criminale, secondo quanto sostengono gli investigatori. «Aspetta, per la pistola e la moto – dice ad Arzu il suo familiare – mi sa che stanno organizzando e te la fanno trovare. Ti fanno trovare tutto».
E Sandro Arzu, poco dopo, risponde: «La pistola te la danno insieme alla moto. Perfetto. Digli che mi serve urgente. In questi giorni entro a casa di quello “mangiabambini”, quello che sa tutto, un uomo di 83 anni. E adesso lo sequestro». E ancora, sempre senza sospettare di essere sotto controllo, Sandro Arzu, martedì mattina, parlando all’interno della Volvo, spiega anche quand’è che sarebbe voluto entrare in azione. «Oggi rientro – dice – e tra domani sera e mercoledì vedo di appostarmi, per vedere se lo trovo. Capito che lo interrogo, perché hanno fatto il favore a qualcuno che io non so, capito?». Ma non solo progetti di sequestro, dicono gli inquirenti: nelle sue ultime ore da latitante Sandro Arzu parlava con il suo familiare anche della possibilità di andare via dalla Sardegna, dove forse per lui l’aria si stava facendo troppo pesante.
«Quanto te ne dovrai andare – dice ad Arzu il suo familiare – non andartene all’estero ma in qualche grossa città italiana. Milano ... Torino ...». E Arzu conferma l’opzione migliore. «Certo – dice – ma poi all’estero, non saper parlare lingue, ma poi solo, così come cazzo fai. Qui so parlare l’italiano. Comunque è diverso, capito».
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