Mante sulla battigia con i bagnanti, i biologi marini lanciano l’allarme
Tre casi nell’isola. Nel Mediterraneo da maggio ci sono state 40 segnalazioni
Sassari Un incontro simile è un’esperienza affascinante, un momento che incanta, un episodio straordinario. Ed è proprio il senso di unicità a far suonare l’allarme nella comunità scientifica: una manta (nome scientifico “mobula” detto volgarmente “diavolo di mare”) è un pesce d’alto mare che non dovrebbe mai sguazzare sulla battigia. Anzi, l’istinto dovrebbe convincerla a starne alla larga, soprattutto quando la sua apertura alare supera i 3 metri.
Invece, le mante si stanno inspiegabilmente avvicinando alla riva. Negli ultimi giorni è successo tre volte in Sardegna, prima a Mari Ermi (nella foto in alto), nel comune di Cabras, poi a Mugoni, in territorio di Alghero, e infine a Fiume Santo, a Sassari. Ma se fosse solo un caso sardo, forse i motivi potrebbero derivare da correnti particolari o da altri aspetti e tipicamente locali. Purtroppo non è così, perché le mante sembrano impazzite in buona parte del Mediterraneo. Gli studiosi dell’European Shark, un progetto del Programma Life dell’Unione europea, monitorano questo fenomeno da tempo. Il risultato di segnalazioni e osservazioni è che in Italia, dal 27 maggio, ci sono stati 14 casi di spiaggiamento o tentativi di spiaggiamento, due dei quali fatali. In Spagna, dall'inizio di maggio, sono stati registrati 25 casi, molti dei quali fatali. In Francia, lungo la costa Mediterranea, ne sono stati registrati almeno sei casi, uno dei quali con due individui.
Gli esperti Il fenomeno degli spiaggiamenti di questo tipo di pesci non ha precedenti. Nel caso degli animali morti, come la manta spiaggiata e morta a Mondragone, in provincia di Caserta, è stato possibile indagare più a fondo, senza tuttavia trovare un’ipotesi percorribile. Fabio Di Nocera, dell'Unità operativa di Ittiopatologia dell'Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno, ha eseguito la necroscopia sulla manta, la prima in Italia.
Il risultato è stato interlocutorio, per usare un eufemismo: «Non ci sono segni di interazioni antropiche. Lo stomaco della mobula, una femmina larga oltre due metri, era completamente vuoto. Abbiamo prelevato campioni dei vari tessuti, ora attendiamo l'esito degli esami». Dunque, il problema resta e il mistero si infittisce: «È evidente che in questo tipo di comportamenti ci sia qualcosa di strano, sono pesci pelagici che prediligono il mare aperto, non è normale che si vadano a spiaggiare – spiega Simona Clo, coordinatrice del progetto Life per la stazione zoologica di Napoli che ha seguito anche i casi registrati in Sardegna –. L’istituto zooprofilattico sta intervenendo per capire se questo comportamento possa essere causato, ad esempio, da un virus. Purtroppo non abbiamo ancora un responso ma siamo comunque in allerta perché sono animali protetti e bellissimi che devono essere tutelati».
A questo proposito, è importante sapere come comportarsi nel caso in cui qualche altra manta perdesse l’orientamento. Perché anche la buona volontà dei bagnanti, come quelli che hanno spinto verso il mare aperto le mante che si stavano spiaggiando in Sardegna, può essere controproducente: «Per prima cosa è necessario chiamare la Capitaneria di porto al 1530. Poi saranno loro ad avvisarci in modo che gli esperti che abbiamo sul territorio possano raggiungere il luogo della segnalazione. Poi – aggiunge la biologa Clo – è importante rimanere fuori dall’acqua e non intervenire. L’animale potrebbe essere disorientato e, considerato che in acqua i rumori vengono amplificati, le urla e gli schiamazzi possono creargli un grande fastidio. È meglio stare lontano perché è vero che le mante non hanno denti ma hanno una sorta di pungiglione che può essere pericoloso. Stiamo parlando di pesci di grandi dimensioni che certamente non sono abituati alla presenza umana. Trascinarli, poi, potrebbe creare danni alla parte ventrale dell’animale». Insomma, ben venga la buona volontà ma è sempre meglio lasciare che se ne occupino gli esperti.