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Santa Maria di Pisa, quartiere nel degrado: "Ma sogniamo rinascita e riscatto"

di Dario Budroni
Santa Maria di Pisa, quartiere nel degrado: "Ma sogniamo rinascita e riscatto"

I cittadini della periferia sassarese: "Le istituzioni ci ascoltino"

29 gennaio 2023
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Sassari Sulla terra umida del campetto c’è solo lui con il suo pallone. Il bambino conta i palleggi e prova uno scatto da centravanti verso una porta immaginaria. Perché attorno non c’è davvero nulla che assuma i contorni della normalità: solo erbacce, ruggine, balconi scrostati, fango e pareti ammuffite. Immagine simbolo di un quartiere che non riesce a liberarsi dal peso del degrado, dei pregiudizi e dell’ingombrante paragone con il Bronx. Santa Maria di Pisa, in piena periferia, è da sempre una delle zone più difficili della città. Ma la voglia di cambiare è in movimento e la gente si organizza. «Il quartiere sta dimostrando di voler rinascere – sottolinea Gianluigi Onida, membro del comitato di quartiere –. Sappiamo qual è la nomea di Santa Maria di Pisa, ma sappiamo anche che tante cose, rispetto al passato, sono ormai cambiate. Ci sono molti pregiudizi e luoghi comuni. Questa è una periferia e in quanto tale va aiutata. Con l’abbandono non si va da nessuna parte». Onida, insieme all’amico Danilo Farina, gestisce anche una pagina Facebook dove si raccolgono ogni giorno le segnalazioni dei cittadini che vivono sia a Santa Maria di Pisa che a Latte Dolce. Gli iscritti sono diventati quasi 2.500. «La gente ci scrive, partecipa – dice Onida –. Questo dimostra che c’è una volontà. Ma il vero problema è che difficile farsi ascoltare dalle istituzioni».

Il degrado Il biglietto da visita di Santa Maria di Pisa, che oggi conta circa 8mila abitanti, sono i suoi palazzoni. Edilizia popolare in pieno stile anni Settanta. Alcuni complessi, soprattutto quelli delle cooperative, sono stati rimessi a posto. Ma tanti altri, in particolare quelli di Area, sono nello stesso stato di sempre. Perdono pezzi di intonaco e cemento, la muffa si fa largo lungo le facciate e alcuni angoli sono totalmente impregnati di acqua. In certi casi le cose vanno addirittura peggio. Un esempio: in via Monteverdi c’è una palazzina dove la fogna fuoriesce dalle colonne. Sempre qui, in quella che sarebbe potuta essere una aiuola, la terra è fradicia e la pioggia dei giorni scorsi non c’entra nulla. «Anche quella è fogna – dice Mario, un abitante della zona –. Invece i buchi che si vedono nel terreno sono stati scavati dai topi. Non è normale». Tra via Donizetti e via Paganini una lunga fila di garage dove in realtà sembra che sia scoppiata la guerra: mura scrostate, ferri in vista e cumuli di spazzatura. In pessime condizioni anche gli spazi interni tra i palazzi, le aree verdi dimenticate e i parcheggi di terra battuta, pieni di fango anche quando non piove. La gente di Santa Maria di Pisa denuncia e segnala, ma il problema, qui, è anche quello delle competenze. «Spesso accade che facciamo una segnalazione al Comune e ci sentiamo rispondere che la competenza è di Area. Questo ovviamente rende il tutto ancora più problematico» spiega Onida.

Alberi e rifiuti Ogni angolo ha una sua storia. Piazza Rossini è per esempio abbandonata a se stessa e i cespugli sono un ricettacolo di rifiuti. Sempre qui, tra due palazzi, svetta poi un enorme pino. È cresciuto talmente tanto da superare il livello dei tetti e da infilare i suoi rami e i suoi aghi fin dentro i balconi e le finestre. «Le famiglie che abitano lassù sono al buio – dice Onida –. La chioma del pino copre la luce del sole, senza contare che attraverso i rami, un periodo, i tipo entravano nelle case». Piazza Dettori è stata invece riqualificata dal Comune, ma attorno, tra l’altro vicino alla scuola, il solito discorso: le palazzine perdono calcinacci e collezionano rifiuti, erbacce e pozzanghere ai loro piedi. Nei garage di questi complessi, per via delle rampe troppo ripide, è impossibile parcheggiare la propria auto. Il risultato è che i sotterranei dei palazzi che danno su via Cedrino sono luoghi bui e abbandonati dove si accumulano terra, muschio e foglie secche. In via Donizetti, nascosto dietro gli oleandri, un vecchio campetto abbandonato con le recinzioni travolte e una cornice di erbacce e rifiuti.

Rinascita Per quasi 50 anni sinonimo di spaccio, furti e degrado, Santa Maria di Pisa è però vissuta soprattutto da un esercito di persone che sogna la normalità e che vuole scrollarsi di dosso il vecchio stigma del ghetto. Da tempo associazioni, parrocchia, scuole, società sportive e laboratori lavorano per cambiare l’immagine del rione e per creare una alternativa agli abitanti della zona, a cominciare dai più giovani. E poi c’è il comitato di quartiere, che si occupa di Santa Maria di Pisa e Latte Dolce. «Noi facciamo quello che possiamo, ma è difficile farsi ascoltare – prosegue Gianluigi Onida –. Non è facile neanche combattere i pregiudizi e cambiare la percezione. Questo è un quartiere con le sue potenzialità che vuole rinascere, ma servono strategie e interventi importanti». Una nuova pagina, insomma. La strada è lunga e piena di curve, ma le energie di molti sono in campo ormai da un pezzo. «Il quartiere può migliorare – aggiunge Onida –. Ultimamente si stanno trasferendo anche nuove famiglie, perché gli affitti sono più bassi e, lungo le strade, si contano molti più parcheggi rispetto alle zone centrali della città».
 

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