Intesa San Paolo chiude e accorpa filiali nel nord Sardegna, l’allarme dei sindacati
Dopo Ossi e Sennori altri sportelli del gruppo bancario spariranno
Sassari Per Intesa Sanpaolo si tratta di un piano di efficientamento della rete: accorpamenti, riorganizzazioni e una presenza sul territorio rimodulata in base alla domanda e all’evoluzione digitale dei servizi. Per i sindacati, invece, è l’ennesimo segnale di abbandono: una vera e propria desertificazione bancaria che svuota i paesi, riduce l’accessibilità ai servizi e peggiora le condizioni di chi in banca ci lavora ogni giorno. Lo scontro è aperto.
Al centro della polemica ci sono le scelte recenti del gruppo bancario nel nord Sardegna: la chiusura delle filiali di Ossi e Sennori, Sorso entro la fine di giugno, a breve quella di Thiesi, lo spostamento dei clienti e del personale da Sorso a Porto Torres e da Thiesi a Macomer, e il declassamento della filiale imprese di Sassari, assorbita da quella di Olbia. Solo a Sassari, negli ultimi anni, sono stati chiusi quattro sportelli. Scelte che, sul piano formale, rispondono a criteri di riorganizzazione interna, ma che per le organizzazioni sindacali rappresentano un pericoloso passo indietro nella tutela del territorio.
Le segreterie territoriali e le Rsa di Intesa Sanpaolo a Sassari parlano di «un disimpegno che determina la mancanza di supporto al tessuto economico ed imprenditoriale già debole». E denunciano come «le recenti decisioni della banca penalizzino il Nord Sardegna», con accorpamenti «molto distanti geograficamente» e con la «chiusura progressiva delle casse nelle filiali», che sta generando zdisservizi non trascurabili proprio sulle piazze più isolate».
Sul fronte del personale, i sindacati non nascondono l’amarezza. «Le chiusure e gli accorpamenti comportano un pesante aggravio delle condizioni e dei carichi di lavoro, sminuendo o vanificando i sacrifici di colleghe e colleghi». Alla riduzione dei presìdi si somma «la drammatica ed annosa carenza di organici», aggravata da anni di uscite mai rimpiazzate «secondo i criteri previsti dagli accordi nazionali con le organizzazioni sindacali».
Da qui le richieste: «È ora che l’Azienda dimostri con i fatti la sbandierata attenzione alle aree svantaggiate – scrivono – e che, in particolare in Sardegna, provveda a portare lavorazioni che la tecnologia consente di eseguire in qualsiasi territorio». L’obiettivo è «creare una vera nuova occupazione», anziché arretrare.
La denuncia delle sigle sindacali si affianca alla protesta dei sindaci interessati dalle chiusure. L’appello è alle amministrazioni del Nord Sardegna affinché si esprimano «con un corale dissenso sia verso le decisioni del Gruppo Intesa Sanpaolo sia verso gli altri istituti di credito che progressivamente ed inesorabilmente stanno abbandonando il presidio del territorio».