La Nuova Sardegna

Musica

Anna Tifu infiamma il teatro Comunale di Sassari

di Antonio Ligios
Anna Tifu infiamma il teatro Comunale di Sassari

Si è ufficialmente inaugurata la stagione 2022 dell’Ente Concerti Marialisa De Carolis

25 settembre 2022
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Si è ufficialmente inaugurata al teatro Comunale la stagione 2022 dell’Ente Concerti Marialisa De Carolis, e l’inaugurazione è avvenuta nel segno del grande repertorio sinfonico, con una bella produzione che ha avuto come protagonisti l’Orchestra dell’Ente diretta da Sergio Alapont e la violinista Anna Tifu. Non è la prima volta che il direttore artistico dell’Ente Stefano Garau affianca molto opportunamente alla tradizionale programmazione degli spettacoli lirici un concerto sinfonico, di cui la città ha sicuramente bisogno, non essendo presente una compagine orchestrale stabile e la relativa attività: e infatti il pubblico non ha fatto mancare la sua massiccia presenza tributando a orchestra, direttore e solista un calorosissimo successo, certificato da reiterati e lunghi applausi e dai due fuori programma concessi dalla solista.

Il programma poneva a confronto due grandi del sinfonismo ottocentesco, ossia Ludwig van Beethoven e Johannes Brahms. Tra la Sinfonia n. 6 op. 68 “Pastorale” di Beethoven e il Concerto in re maggiore per violino e orchestra op. 77 di Brahms intercorrono ben settant’anni (1808-1878), eppure nei due lavori si intravedono chiaramente i segni di una continuità, di una comunanza di visione: e questo nonostante l’aggettivazione della sinfonia beethoveniana, che sembra confliggere con l’idea di ‘musica assoluta’, ossia sciolta da qualsiivoglia riferimento extramusicale, nozione che raggiunge proprio nello strumentalismo brahmsiano – declinato anche sul versante sinfonico – una delle più alte vette. La Pastorale infatti solo in apparenza si collega al genere descrittivo, settecentesco, della cosiddetta “musica a programma”, poiché di fatto lo supera nel momento in cui lo stesso autore la ritiene – sono sue parole – «piuttosto espressione del sentimento che pittura», alludendo dunque alla rappresentazione di una natura intesa non come oggetto pittorico ma quale elemento ritratto nella percezione emotiva dell'uomo. Ciò non toglie che in partitura siano presenti le celebri didascalie e il ricorso alla consolidata simbologia musicale “pastorale” codificata nei secoli, ricondotta però all’interno di una logica astratta che è quella del linguaggio sonatistico viennese.

Sul versante brahmsiano del Concerto la continuità con la lezione beethoveniana si legge nel contemperare sistematicamente l’aspetto lirico con quello costruttivo, nella concezione propriamente sinfonica dell’orchestra, tutt’altro che impegnata in un esclusivo accompagnamento del solista, e nel sapiente trattamento dei fiati. Che dire quindi di questo concerto che costituisce il preludio ad una ricca stagione di spettacoli teatrali che si preannuncia di grande qualità? Innanzitutto va tributato un plauso all’Orchestra dell’Ente, che in questi ultimi anni è cresciuta molto e che in questa occasione ha offerto una prova eccellente in termini di coesione, di precisione e di qualità del suono. Merito non solo delle scelte che ne condizionano la formazione ma – ovviamente – dell’accurato lavoro di concertazione di Sergio Alapont. Il direttore ha regalato al pubblico una visione nitidissima della Pastorale, caratterizzata da una morbidezza di suono e da una grande cura per il dettaglio, mentre nel Concerto di Brahms ha approfondito il respiro sinfonico dell’opera, riuscendo ad equilibrare la monumentalità di alcuni momenti con la semplicità e l’intimismo di altri nei quali emerge la quintessenza del lirismo brahmsiano. Esemplare infine l’interpretazione che del Concerto ha dato Anna Tifu, una musicista ormai matura, capace di risolvere con naturalezza le insidie e le novità della scrittura violinistica di Brahms e di transitare con disinvoltura dall’intima cantabilità di un Adagio dal sapore quasi mozartiano allo sfavillio delle movenze zingaresche dell’ultimo movimento.

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