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Karaoke femminista: «Quante canzoni amate e divertenti nascondono testi contro le donne»

di Alessandro Pirina
Karaoke femminista: «Quante canzoni amate e divertenti nascondono testi contro le donne»

Monica Nappo e Valentina Lodovini di scena a Cagliari nel Lucido Festival

18 novembre 2022
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«Metti un po’ di musica leggera perché ho voglia di niente», cantavano Colapesce e Dimartino lo scorso anno a Sanremo. Ma spesso nella musica leggera, anzi leggerissima, si nascondono testi pieni di doppi sensi, talvolta agghiaccianti per il modo in cui vengono descritte le donne. Ed è proprio partendo da questi testi che Monica Nappo ha creato il “Karaoke femminista”, uno spettacolo in cui questi brani, campioni di leggerezza in ogni senso, vengono riletti. Al suo fianco Valentina Lodovini, una delle più brillanti attrici del cinema italiano. L’appuntamento è domani, sabato 19 novembre, alle 20.30 a Cagliari al Lucido festival.

Come nasce questo karaoke femminista?

NAPPO: «Io sono da sempre una fan accanita del karaoke. Mi ha sempre accompagnato nei momenti belli e brutti della vita. Un giorno mi è venuta l’idea di analizzare alcuni testi che avevamo riempito la mia adolescenza e mi sono resa conto che canzoni che adoravo, che cantavo trascinata dal ritmo, trattavano le donne in maniera orrenda. Ho proposto a una mia amica attrice, Silvia Gallerano, di fare questo lavoro insieme. Abbiamo fatto anche una versione radiofonica. Ora ho deciso di allargare il circolo di donne e la prima persona che mi è venuta in mente è Valentina, una attrice che ho sempre stimato per il modo in cui porta la sua femminilità».

La canzone dal testo più antifemminista?

LODOVINI: «Parecchie, ma quella per cui ho avuto un brivido è “Voglio una donna” di Vecchioni. Non avevo mai usato il cervello, ma appena ho posto attenzione al testo l’ho trovato davvero poco elegante. È una canzone che ha fatto da colonna sonora alla mia adolescenza, la cantavo allegra, spensierata. Ma vi rendete conto?»

NAPPO: «Dico “Comprami” di Viola Valentino. Mi piaceva tanto la musica. Ma quando ho riletto il testo ho capito perché ho dovuto fare anni di analisi».

Avete messo ai raggi X solo brani italiani?

NAPPO: «Quando facevo le dirette in radio con Silvia mi sono capitati testi americani. Ce ne sono un paio di Whitney Houston in cui lei, donna remissiva, si annulla completamente per stare cinque minuti con l’amante».

Canzoni che invece hanno testi che possiamo definire dalla parte delle donne?

NAPPO: «C’è un testo di Madonna che, secondo noi, ci ha salvato: “Human nature”. Il modello di emancipazione femminile che in Italia non c’era è dovuto arrivare dall’esterno».

LODOVINI: «“La donna cannone” di De Gregori: andrebbe fatta studiare nelle scuole».

Rispetto al passato c’è stato un cambio di passo?

NAPPO: «Ma no, alcuni testi di oggi, tra rap, trap, fanno sembrare Viola Valentino quasi Nilde Iotti. Ora però la consapevolezza è diversa. Magari vieni ancora considerata contro gli schemi, ma oggi non c’è più soltanto un modello. Prima si distingueva solo la Raffa, dovrebbero farla patrimonio dell’Unesco».

LODOVINI: «La Carrà era pazzesca. Una grande anche per la sua filosofia di vita».

Il vostro legame con la Sardegna?

LODOVINI: «Ne sono follemente innamorata, forse in un’altra vita ero sarda».

NAPPO: «Io sono un habitué del festival delle Lucide. La Sardegna è magica».

Il Lucido festival compie 8 anni. È ancora necessario parlare di diversità?

NAPPO: «Viviamo in una nazione che ancora nega i diritti ad alcune persone, c’è ancora da mettere l’accento su delle cose».

LODOVINI: «Diversità è ricchezza. Chiamiamola così».
 

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