La Nuova Sardegna

L'intervista

Stefano Masciarelli: «La lira, le lettere, le feste in casa: si stava meglio quando si stava peggio»

di Alessandro Pirina
Stefano Masciarelli: «La lira, le lettere, le feste in casa: si stava meglio quando si stava peggio»

L'attore giovedì a Sassari al teatro Astra con il suo spettacolo

30 novembre 2022
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Si stava meglio quando si stava peggio. Stefano Masciarelli non solo ne è convinto ma ci ha fatto anche uno spettacolo con Fabrizio Coniglio, che farà tappa al teatro Astra di Sassari giovedì alle 21 al festival Etnia e Teatralità. “Stavamo meglio quando stavamo peggio?” è un viaggio di parole e musica che racconta in modo ironico e nostalgico un’epoca di grandi sogni, quella degli anni Sessanta e Settanta. L’Italia del boom economico, di Alberto Sordi e Domenico Modugno.

Masciarelli, stavamo meglio quando stavamo peggio?

«Direi proprio di sì. C’era la lira, tutto funzionava meglio con i suoi pro e i suoi contro, ma sempre pagando le tasse da buoni cittadini. Pensiamo oggi solo alle file a cui siamo costretti quando andiamo in un pronto soccorso. Per non parlare di quanto sta accadendo a Ischia. O della tragedia dei femminicidi: prima quando ne accadeva uno faceva scalpore, oggi sono all’ordine del giorno. Purtroppo, oggi la situazione è questa».

Nello show si ricorda l’Italia che fu con leggerezza e ironia.

«La lira, le feste in casa, le lettera d’amore, anche i fiori ormai sono desueti. Tutti oggetti, situazioni, momenti che abbiamo vissuto insieme, noi li rievochiamo insieme al pubblico e abbiamo la netta sensazione che allora stavamo meglio. Il tutto farcito da canzoni interpretate da me accompagnato alla fisarmonica da Diego Trivellini».

Anche il mondo dello spettacolo era meglio prima?

«Fortunatamente l’arte è viva e vegeta e continua a sfornare grandi artisti, grandi voci, attori, attrici, idee, autori. Purtroppo si è perso il grande varietà, ormai si fanno solo reality e serie tv».

I suoi inizi sul palco furono quando era militare.

«Con me in caserma c’era un sassofonista, purtroppo scomparso. Un giorno mi disse: tu leggi e io ti accompagno. Era la poesia del soldato. La mia carriera è nata in maniera improvvisa da questo spettacolino. Di lì a poco ebbi la grande occasione del provino per la Tv delle ragazze».

Comincia così la collaborazione con la banda Dandini e il successo di Avanzi e Tunnel.

«Erano programmi che ci davano modo di sperimentare grazie al grande direttore di Rai 3, Angelo Guglielmi. Saremmo potuti andare avanti per anni come Zelig, ma poi improvvisamente ci hanno stoppati. E ancora non ne capisco il motivo».

Qual era l’atmosfera?

«Era una gioia riunirsi per trovare i personaggi, cercare di scrivere cose che facessero ridere. Erano continui incontri con le autrici, tra di noi. Ci scambiavamo anche le battute: Guzzanti ne suggeriva una a me e io a lui o a Fassari o al grande Loche».

Nel 2007 l’intero cast gira in Sardegna “Le ragioni dell’aragosta£” di Sabina Guzzanti: come fu ritrovarsi?

«È stata una grande rentrée che ci ha dato l’opportunità di rivederci. Con alcuni non succedeva da tantissimi anni».

Da Serena Dandini a Mara Venier: la sua vita cambiò?

«Fu un colpo di fortuna, perché Renzo Arbore mi notò e parlando con Mara disse che per Domenica in ci sarebbe voluto un ragazzo fresco, non molto conosciuto, allegro, simpatico. Allora succedevano queste cose, oggi in tv se non arriva la chiamata dall’alto non trovi spazio».

Tra tv e teatro c’è anche spazio per il cinema: nel 1996 gira “Gratta e vinci” in Sardegna.

«Lo ricordo con piacere, eravamo a Poltu Quatu, c’erano Sergio Vastano e una 18enne Manuela Arcuri al suo primo film».

Della Sardegna è un assiduo frequentatore da anni.

«Da trenta vado a Puntaldia. Quante traversate in barca con il mio amico Gianfranco D’Angelo, in estate come in inverno».
 

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