La Nuova Sardegna

Il libro

Bella ciao in Barbagia

di Giacomo Mameli
Bella ciao in Barbagia

Amedeo Spagnuolo e una Resistenza immaginaria tra le strade di Nuoro e accampamenti sull’Ortobene

30 dicembre 2022
3 MINUTI DI LETTURA





La risposta più positiva, lo scrittore filosofo napoletano-barbaricino Amedeo Spagnuolo l'ha avuta a Nuoro presentando il libro “E ci ritrovammo in Barbagia a cantare Bella Ciao” (Il Seme Bianco Editore. 19.50 euro, 214 pagine). La sala dell’ExMe, fra Le Grazie e Tribunale, strapiena come poche volte capita di vedere anche in una Nuoro che legge e che frequenta i luoghi dove si commenta la buona letteratura. Con le letture di Anna Cacciatori il libro è stato presentato da Graziano Pintori nella sua veste di presidente dell’Anpi (Associazione nazionale partigiani italiani), dalla critica letteraria Laura Seddone, insegnante di francese al Tecnico “Salvatore Satta” con la regia del giornalista-scrittore Luciano Piras.

Scrivendo con pura immaginazione che sembra cronaca, l’autore racconta di giovani che vivono gli ultimi anni della tragedia fascista, dalla Campania si trasferiscono in Barbagia dove sono protagonisti di esperienze come quelle vere raccontate nei libri di Giulio Bedeschi o di Mario Rigoni Stern.

Spagnuolo, docente di Filosofia, è a Nuoro da oltre vent’anni. Dopo il saggio “Philip K. Dick filosofo” ha esordito nella narrativa con “Maestri lungo la strada, storia di scuola e altro” e, tre anni fa, con “La taranta della vita”. Dal suo ultimo lavoro emerge un insegnamento sempre più netto di libertà: «Il fascismo non sparirà mai dalla faccia delle terra perché è l’espressione assoluta del male. Il male è presente anche nell’uomo più buono. E allora che ci resta da fare?».

Politicamente schierato, l’autore dà la sua risposta e dice che il fascismo va «contrastato sempre per ricacciarlo nell’inferno nel quale è venuto e, se non dovessimo riuscirci, allora non ci resterebbe che rifiutare una vita da schiavi a favore di una morte da liberi».

Un romanzo da leggere, di passione civile, ben scritto come i precedenti. Intreccia storie certo immaginarie della resistenza sotto il Gennargentu. La regia è affidata al Partito del Popolo che ha come programma «un marcato assemblearismo territoriale». Tanta politica: una ragazza devastata dalla violenza nazista, il comandante Marras tramortito, un accampamento sull’Ortobene. Spagnuolo - sicuramente affidandosi a una fantasia spesso simile alla realtà – diventa inviato in quel ventennio. «Ci fu un primo tentativo, da parte dei golpisti, di sfondare le linee dei partigiani asserragliati anche perché si presentarono in numero esiguo e armati in maniera approssimativa». Con un finale da coup de théâtre tra i boschi dominati dalla statua del Redentore: «I partigiani, seppur sconcertati dal suono della ritirata, avrebbero preferito morire sul campo piuttosto che darla vinta ai fascisti, seguirono il suono cupo della tromba e si ritirarono nel punto in cui c’era il comandante che disse loro: Compagni, la situazione è compromessa, rifugiatevi nella montagna, i ratti non conoscono l’Ortobene, noi sì». Tante sono le storie di vita: i giovani del Sud – tra loro Alessandro, Umberto, Samuele – che sbarcano a Olbia e mettono a confronto «il grande polmone verde dell’Irpinia, le deliziose località balneari del Cilento» col «mare cristallino di Santa Lucia» anche allora frequentato da turisti stranieri e giovani locali. Alessandro è folgorato da «una ragazza sdraiata sotto un ombrellone, simile all’attrice che più d’ogni altra aveva alimentato i suoi sogni adolescenziali, la stupenda Ingrid Bergman». I giovani campani devono ripartire per la penisola. Sulla banchina, prima che la Sardegna scomparisse dalla loro vista, «guardavano i tanti fratelli sardi con i quali avevano condiviso gioia e dolore, terrore e passione». E intanto, com’era successo a Nuoro diventata città libera, «continuavano a cantare Bella Ciao. Concetta stringeva la mano di Alessandro, Achille finalmente, quella di Adelaide e se la portò sul cuore».

In Primo Piano
Il funerale

«Il nostro Stefano torna a casa»: all’ippodromo di Sassari la camera ardente per il giovane fantino

Le nostre iniziative