La Nuova Sardegna

Moscato Doc

La rinascita del vino di Sorso e Sennori grazie a una Confraternita di amatori

di Gabriella Grimaldi
La rinascita del vino di Sorso e Sennori grazie a una Confraternita di amatori

Un gruppo di appassionati ha reimpiantato l’antico vitigno nelle terre sul mare. E oggi viene venduto in tutto il mondo

03 febbraio 2023
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Un’idea nata a Pantelleria nel 2008 e che oggi in Romangia è una realtà riconosciuta a livello internazionale: la Doc del moscato. I custodi di questo preziosissimo vino sono i componenti della gloriosa (loro di sicuro la considerano così) Confraternita del Moscato di Sorso-Sennori. Appassionati che trascorrono più del loro tempo libero a realizzare con il massimo della cura un prodotto che in questa zona della Sardegna ha delle caratteristiche uniche. «Proprio in quell’anno mi trovavo a Pantelleria per una degustazione di passiti – racconta il presidente della Confraternita Gian Mario Tosi, da sempre esperto di vini ed enotecnico – e un produttore di zibibbo mi chiese: ma che fine ha fatto il magnifico moscato della tua zona? Da lì la folgorazione. Sono tornato e, insieme ad alcuni amici abbiamo cominciato a meditare sul fatto che i vitigni di moscato della Romangia, con la chiusura della cantina sociale, erano stati espiantati perché la resa economica di quest’uvaggio non è particolarmente redditizia (si pensi che si va dall’70% del vermentino o cannonau al 30-40% del moscato). Alcuni di noi dunque hanno deciso di destinare parte della loro terra al reimpianto degli antichi vitigni di moscato di questa zona. Così, oggi da sette ettari di vigne produciamo il vino con il marchio Doc e siamo orgogliosi dei risultati ottenuti».

Il vino dolce tanto amato nelle famiglie sarde (in varie zone se ne produce, famoso quello di Tempio) è una di quelle chicche che quando viene portato a tavola nei giorni di festa o nelle occasioni speciali suscita piacevoli sensazioni e bei ricordi. Quello della Romangia poi ha caratteristiche tutte sue perché le terre in cui cresce il suo vitigno sono tutte esposte al mare e quando soffia il maestrale da quelle parti l’aria salmastra va a dare un carattere speciale al vino. Un vino che, anche se i grappoli d’uva non appassiscono completamente sulla pianta, ha quell’elemento zuccherino che lo rende competitivo anche con i migliori passiti.

L’entusiasmo dei confratelli nel tempo è stato contagioso e ha incoraggiato diverse cantine del territorio a seguire la loro strada e quattro di loro oggi imbottigliano il moscato Doc con la loro etichetta. Nuraghe Crabione fa Nuraghe Crabione, la cantina Fara fa Oro Passito, Viticoltori della Romangia fa Oro Oro e la cantina Sorso-Sennori Antas. Per quanto riguarda la Confraternita invece il percorso è diverso: «Ogni anno, circa 10-12 mesi dopo la vendemmia – prosegue Tosi – ci riuniamo e valutiamo attentamente la qualità di ciascun vino prodotto dai confratelli. Di solito il prodotto che noi vendiamo sfuso nel nostro spaccio (nel sito della confraternita ci sono le indicazioni per l’acquisto ndr), è un mix delle varie produzioni. Ma siccome l’obiettivo comune è quello di raggiungere il massimo livello qualitativo, è capitato e può capitare che per un anno la produzione di un vitigno venga esclusa». Comunque ciò che viene fuori è un moscato unico per le sue caratteristiche e in tanti lo apprezzano per il suo gusto inimitabile e per le sua possibilità di abbinamento. Oggi viene proposto come aperitivo con il salato e con i formaggi erborinati. Un contrasto tutto da scoprire per godere di un vino che sta conoscendo una seconda vita.

I componenti della Confraternita sono, oltre a Gian Mario Tosi, Michele Soggia, Salvatore Ogana, Giorgio Fara, Francesco Fara, Giovanni Congiatu, Giuseppe Macciocu e Roberto Melino.
 

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