La Nuova Sardegna

L'intervista

Gianrico Carofiglio: «Ammettere gli errori ti aiuta ad affrontare meglio la vita»

di Alessandro Pirina
Gianrico Carofiglio: «Ammettere gli errori ti aiuta ad affrontare meglio la vita»

Lo scrittore presenta il suo saggio a Sanluri Legge mentre a Cagliari porta lo spettacolo "Il potere della gentilezza"

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Sbagliando si impara si dice, ma spesso come magra consolazione. L’errore però aiuta a crescere, a formarsi, è un compagno di vita irrinunciabile. All’errore, e anche all’ignoranza, Gianrico Carofiglio, ex magistrato oggi scrittore di successo, ha dedicato un saggio, appunto intitolato “L’elogio dell’ignoranza e dell’errore”, edito da Einaudi, che domani, 10 maggio, aprirà la seconda giornata di Sanluri Legge. Carofiglio, in conversazione con Francesca Figus, svelerà l'ispirazione e i contenuti del libro in cui intreccia filosofia e cronaca per spiegare quanto gli sbagli si siano spesso rivelati fecondi nella storia della scienza, e come sia importante imparare a riconoscere i limiti della conoscenza e ammettere la fallibilità umana.

Carofiglio, perché ha scelto di dedicare un libro all’elogio dell’errore e dell’ignoranza?
«È un titolo paradossale che si inserisce sulla linea di altre cose scritte in passato. L’idea è quella di prendere delle parole, spesso usate male non comprendendone appieno il significato, e di riutilizzarle vedendo cosa altro possono offrirci».

Lei parla di ignoranza consapevole: che cosa intende?
«Noi siamo consapevoli di conoscere pochissime cose e questo materiale rappresenta una piccola isola di conoscenza in un immenso mare di ignoranza. La premessa della propria conoscenza è la consapevolezza della propria ignoranza».

Perché ha messo insieme l’errore e l’ignoranza?
«Non li metto insieme, ma queste due parole hanno in comune il fatto che spesso si dà loro un significato negativo. Io, in maniera paradossale, invece do loro una accezione diversa, che può essere di sviluppo, di crescita, anche di gioia. L’errore consapevole è quello di chi è che capace di ammetterlo agli altri e soprattutto a se stesso. Anziché farne una questione negativa io colgo le opportunità che può dare».

Il suo rapporto con l’errore?
«Ho iniziato a occuparmi di queste cose quando mi sono reso conto che sbagliavo, ma mentre prima non lo ammettevo, ho imparato a farlo e questo mi ha migliorato la vita».

Da magistrato crede di avere commesso errori?
«Certo che ne ho commessi. Di alcuni mi sono reso conto, di altri no. Ai primi ho sempre cercato di porre rimedio, di bloccare o eliminare le conseguenze negative. Si sbaglia in tutte le professioni, anche in quella. L’importante è avere sempre occhi aperti e antenne sensibili per accorgersene ed evitare eventi catastrofici».

La politica è stata un errore?
«No, è stata un’esperienza interessante. Non sono uno che denigra l’impegno politico. Anzi».

Oggi siamo tutti più tecnologici, meno creativi: si sbagliava di più prima o oggi?
«Io credo la difficoltà ad ammettere gli errori sia la stessa di prima, ma non credo che la tecnologia ci renda meno creativi. Se usata in modo intelligente è un moltiplicatore di creatività. Basta vedere cosa può fare l’intelligenza artificiale, che non va usata chiedendo risposte a delle domande sciocche, ma interagendo con essa».

Sabato al Teatro Doglio di Cagliari porterà in scena il suo spettacolo “Il potere della gentilezza”. Qual è il messaggio?
«La gentilezza non è la buona educazione, ma qualcosa di più profondo. È un modo di entrare nei rapporti con gli altri senza essere aggressivi ma nemmeno remissivi. È uno strumento utile per risolvere i conflitti in modo né brutale né distruttivo, ma trasformandoli in cooperazione. È una strategia di combattimento, uno strumento efficace e potentissimo per vincere le battaglie più importanti».
 

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