La Nuova Sardegna

L’intervista

Nathaly Caldonazzo: «Portisco, il cinema, l’amore con Troisi: la Sardegna ha segnato la mia vita»

di Alessandro Pirina
Nathaly Caldonazzo: «Portisco, il cinema, l’amore con Troisi: la Sardegna ha segnato la mia vita»

L’attrice e showgirl romana si racconta: «Accompagnai una mia amica al provino per “Fratelli d’Italia” e scelsero me. Lei non mi parla più»

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La televisione, il cinema, il teatro, la danza, l’arte. Ogni giorno Nathaly Caldonazzo aggiunge un tassello alla sua carriera che l’ha vista primadonna di varietà, protagonista sul grande schermo e sul palcoscenico di commedie, tragedie e anche soap opera, inquilina e naufraga nei reality vari. Quattro giorni fa a Roma, in via Margutta, culla degli artisti, l’inaugurazione della sua prima mostra di quadri. E presto il debutto dietro la macchina da presa.

Nathaly, ma lei da bambina cosa sognava?
«Da bambina osservavo molto, avevo una vita abbastanza complessa. All’apparenza piena di cose. Un padre molto attivo, tante feste, tante belle donne, ma vedevo anche tanti tradimenti. Era un mondo già difficile da quando ero piccola. La mia infanzia, ma anche la vita, è un po’ come il viaggio di Alice nel paese delle meraviglie. Un viaggio introspettivo, non solo una fiaba...».

Aveva però lo spettacolo nel dna...
«A otto anni vidi una foto di mia madre, Bluebell al Lido di Parigi, e dissi: voglio fare questa cosa qua. Diventando primadonna del Bagaglino sono riuscita a coronare questo mio sogno».

La Sardegna è presente da subito nella sua vita…
«Da quando ero bambina, le vacanze sempre a Porto Rotondo. E poi mio padre è quello che costruì Portisco. Ricordo che giravamo con le magliette “preferisco Portisco”: immaginate la felicità di quelli di Porto Rotondo e Porto Cervo. E poi da ragazza organizzavo feste al Country club di Porto Rotondo come pierre. Ricordi incredibili: quando risento “Free free” di Sting mi sembra di rivedermi lì. Ma la Sardegna è sempre stata la mia vacanza. Ultimamente ho frequentato di più La Maddalena: meno festaiola, ma ugualmente meravigliosa».

E anche il debutto al cinema fu un film girato a Porto Rotondo, “Fratelli d’Italia” con Christian De Sica.
«Lo feci per puro caso. Accompagnai un’amica a un provino. Io ero reduce da un bruttissimo incidente e mi presentai con il gesso alla gamba. La mia amica era tutta tigrata, truccata, pettinata. Io niente. Arriva Neri Parenti e mi indica: “Vieni tu”. E io: “ma veramente, ho accompagnato lei...”. Ancora lui: “voglio te, tu sei Turchese De Benedetti”».

E la sua amica?
«Non mi parla più».

Ancora la Sardegna è il luogo in cui nasce la sua storia con Massimo Troisi.
«Fu il primo nostro weekend insieme: il nostro amore nacque a Porto Rafael. La prima paparazzata fu all’aeroporto di Olbia. Ho i brividi...».

Il suo debutto in tv, invece, avviene nei varietà Rai con Lino Banfi, Heather Parisi, Massimo Ranieri e Anna Oxa. Che ricordo ha?
«Ricordo un’immensa fatica. Se penso ai miei esordi li vedo come una corsa a ostacoli, è stata tosta. Ma io sono una che non si è mai risparmiata, mi sono fatta le ossa con la gavetta, quella con la “G” maiuscola. Adesso ho molta esperienza, ma ho superato tante prove. Alla fine, però, ritengo che tutto serva, perché solo così riesci a gestire mostri come la paura, l’ansia. Pure nei reality mi sono trovata a subire mini guerre contro di me. Anche quello è un esperimento sociale».

Il grande successo arriva col Bagaglino: come conquistò Pierfrancesco Pingitore?
«Fu Valeria Marini a fare il mio nome. Valeria è una delle poche donne dello spettacolo che aiuta le altre, non è invidiosa. Lo apprezzo molto, perché è una cosa molto rara. Anche io sono così: ho sempre aiutato le altre donne, ma senza essere ricambiata».

Le è dispiaciuto non essere nel cast del talent delle showgirl “Ne vedremo delle belle”?
«Alla fine no, perché lo hanno anche chiuso prima, ma all’inizio sì. Ero molto arrabbiata con Carlo Conti. Ero offesa perché aveva privilegiato alcune che non avevano mai fatto le primedonne. È stato brutto sia per me che per Milena Miconi».

Cosa prova quando pensa all’epoca del Bagaglino?
«Non c’erano ancora i social. Era tutto più difficile, ma tutto più bello e soddisfacente. Altri tempi. Oggi in tante si improvvisano e riescono a guadagnare cifre astronomiche, cosa che mai noi siamo riuscite a fare in tanti anni di carriera. Ma poi ti rendi conto che l’esperienza non c’è. Ci sono la bellezza, i filtri, Tik tok, ma il talento dove è? Che mestiere fanno? Poi, chissà, forse hanno ragione loro...».

Meno tv e più teatro: è stata una scelta?
«Quando esci da un programma come il Bagaglino è difficile che ti diano un programma tuo e così inizi a fare l’ospite. Ma io ho preferito entrare in un altro mondo. E oggi posso dire di avere fatto oltre 65 spettacoli teatrali, ho calcato i palcoscenici di tutta Italia. Ho preferito imparare a fare un mestiere piuttosto che passare tutti i pomeriggi seduta su una poltrona a vivere ricordando ciò che è stato. E nella prossima stagione sarò in scena con Gino Rivieccio».

Cosa rappresenta per lei il palcoscenico?
«È una vita che non so se rifarei. È così solitaria, così triste. Ricordo questi viaggi in treno, alberghi spaesati, teatri freddi. A parte la soddisfazione per lo spettacolo, che fosse Shakespeare o Goldoni, quando devi lasciare a casa una figlia piccola, quando hai in corso una delusione d’amore non è facile partire. Ma anche da lì ho imparato, ne sono uscita rafforzata».

Un rimpianto nella sua carriera?
Rimpianti no, ma mi dispiace non essere stata valutata dal cinema come avrei meritato. Proprio per questo sto scrivendo un film con Marcello Introna, “Le mele marce”, quattro episodi sul narcisismo, e farò io la regista. Voglio scegliere io gli attori e fare la cattiva come lo sono stati con me: “le faremo sapere...” (ride, ndr)».

Dopo il debutto da regista vuole aggiungere dell’altro alla sua vita?
«L’altro giorno ho inaugurato la mia prima mostra in via Margutta: dipingo da 12 anni. E da poco ho anche iniziato a insegnare danza jazz al posto di mia mamma. E poi ho una bellissima figlia che studia all’università, ho trovato l’amore e forse mi sposo. Diciamo che sono felice così».

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