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Una città e le sue storie
Una città e le sue storie – Olbia

Dai tavoli di un hotel ai cori per “Ajò ajò”: eterno Pino d’Olbia

Dai tavoli di un hotel ai cori per “Ajò ajò”: eterno Pino d’Olbia

La storia del cantante scomparso nel 2022. Fu scoperto per caso dal paroliere olbiese Astro Mari

17 aprile 2024
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Olbia. La moda del periodo era quella. Peppino di Capri, Nicola di Bari e, dulcis in fundo, Pino d’Olbia. In realtà Giuseppe Fadda arrivava dall’alta Gallura, ma con lui le rivalità di campanile non hanno mai trovato terreno fertile. Pino d’Olbia ha fatto cantare tutti e senza distinzioni. È morto nell’estate del 2022 a 87 anni, ma è tutt’altro che superato: Ajò ajò, la sua canzone più celebre, rigorosamente in gallurese, è ancora oggi capace di far scattare cori e applausi, soprattutto al culmine delle feste popolari. Arrivato giovanissimo in città da Tempio, cominciò a lavorare come cameriere in un albergo, l’Hotel Minerva, nel centro storico. Ma Giuseppe Fadda sapeva soprattutto cantare – e anche molto bene – e alla fine qualcuno lo notò. Gli anni Cinquanta erano al capolinea quando tra i tavoli dell’hotel incontrò Astro Mari, olbiese, già famoso per essere il paroliere di Claudio Villa (che Fadda poi conobbe a Olbia).

A riportare l’aneddoto un articolo del Tempo riesumato dall’archivio Cervo. «Ad un giovane cameriere di albergo – si legge – che da mane a sera sale e scende in ascensore per correre da una camera all’altra; o serve piatti di zuppe di cozze e spaghetti alla marinara, canticchiando motivi in voga con voce carezzevole e aggraziata, provate ad offrirgli a bruciapelo, la possibilità di lanciarlo nel mondo della musica leggera. Vedrete che tra l’incredulo e il trasognato vi risponderà deciso: “Sì!”. È quello che è accaduto al cantante sardo Pino d’Olbia, alias Giuseppe Fadda, il quale ha avuto la fortuna di servire il poeta sardo Astro Mari».

Pino d’Olbia, fresco di un nome d’arte affibbiatogli proprio dal paroliere, partì così per Roma. Obiettivo: diventare un vero cantante, in italiano e in gallurese. E alla fine ci riuscì. Mentre il principe Karim Aga Khan dava forma e sostanza alla sua lussuosa creatura turistica, Pino d’Olbia interpretò Welcome to Costa Smeralda. «Granito e mare, scogliere e lampare salutano te – dice la canzone –. Il sole ti scalda, ti bacia il maestrale con nuove parole create per te». Poi arrivarono tanti altri brani, molti dei quali incisi con l’etichetta Nuraghe di Mario Cervo. Ma la sua canzone più famosa è senza dubbio Ajò ajò, con il testo scritto da Astro Mari insieme alla figlia Elda. Un vero inno della musica popolare poi suonata e interpretata da molti altri musicisti. Con lui e senza di lui. Perché Pino d’Olbia, che non avrebbe mai più lasciato la città, nella sua vita ha suonato un po’ con chiunque. Storiche le avventure insieme al Gruppo Isola, che comprendeva anche il musicista e paroliere Mario Pischedda, con il quale Pino d’Olbia cantò praticamente ovunque, dalla Spagna all’Australia passando per la Russia.

«Suonavamo canzoni in gallurese, in sardo e in italiano – ha ricordato tempo fa Pischedda in un’intervista alla Nuova Sardegna –. Tanti brani, come ‘O sole mio, che piacciono agli stranieri che amano l’Italia. Così per tanto tempo abbiamo suonato all’Hotel Cala di Volpe, ma anche al Cervo, al Romazzino e al Pitrizza, in Costa Smeralda. Lì abbiamo conosciuto gente famosissima, come Elton John. Pino d’Olbia ha una gran voce, la gente ci apprezzava». Un anno fa l’archivio Cervo gli ha reso omaggio con una maratona sonora al museo, con la partecipazione di decine di musicisti. (d.b.)

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