La Nuova Sardegna

Sassari

Tribunale

Sassari, morte del chirurgo Marco Spissu: dirigente dell’Ats a giudizio

di Nadia Cossu

	L'ingresso del Policlinico Sassarese. Nel riquadro, il chirurgo Marco Spissu
L'ingresso del Policlinico Sassarese. Nel riquadro, il chirurgo Marco Spissu

Sentenza ribaltata in corte d’appello per Fiorenzo Delogu

09 aprile 2024
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Sassari Se per il gup Giuseppe Grotteria i quattro dirigenti di Ats (Fiorenzo Delogu) e del Policlinico (Gianni Paolo Argenti, Angelo Pietro Melis e Angelo Capriotti) non sono responsabili della morte del chirurgo Marco Spissu, 72 anni, deceduto il 15 aprile del 2020 dopo aver lottato per un mese contro il covid, per la corte d’appello (presidente Maria Teresa Lupinu, a latere Gianni Delogu e Carmela Rita Serra) uno di loro in qualche modo potrebbe esserlo e servirà un processo per stabilirlo.

Si tratta di Fiorenzo Delogu, all’epoca componente dell’Unità di crisi dell’Area socio sanitaria dell’Ats, al quale la Procura generale (il pm Paolo Piras era applicato anche in appello) contesta l’omissione d’atti d’ufficio: ossia la mancata effettuazione del tampone molecolare al medico Spissu che, sempre per l’accusa, avrebbe determinato poi la morte del chirurgo. E per questa ragione Fiorenzo Delogu (assistito dagli avvocati Silvio Piras e Giovanni Sechi) andrà a processo a luglio davanti al collegio.

Confermato, invece, il non luogo a procedere per gli altri tre imputati assistiti dall’avvocato Agostinangelo Marras.

Il pubblico ministero Paolo Piras da sempre ha sostenuto che Marco Spissu fu certamente contagiato all’interno del Policlinico (dove aveva operato un paziente risultato poi anche lui positivo al covid). Il chirurgo, già in pensione, era andato nella clinica di viale Italia – agli albori della pandemia e con gli ospedali in allarme – per operare un paziente (un docente universitario).

Alcuni testimoni riferirono alla Procura che in quei giorni non erano state adottate misure necessarie e sufficienti per mettere in sicurezza il personale ospedaliero e i degenti e a conclusione delle indagini la Procura aveva chiesto il rinvio a giudizio per il consigliere delegato Argenti, il direttore sanitario Melis e il responsabile del servizio di prevenzione e protezione Capriotti. Mentre solo di omicidio colposo – relativamente al decesso di Spissu – era chiamato a rispondere Fiorenzo Delogu.

L’ipotizzata inosservanza delle regole anticontagio nel Policlinico, ai primi di marzo del 2020, avrebbe avuto due gravi conseguenze, secondo la Procura: la diffusione del virus tra il personale sanitario e i pazienti e la morte del chirurgo.

Piras contestava in particolare a Delogu di aver «rifiutato indebitamente l’effettuazione del test molecolare a Spissu», e in questo modo – sempre secondo l’accusa – si sarebbe determinato un ritardo nella diagnosi del covid e nella successiva somministrazione delle cure.

Di diverso avviso era stato il gup Grotteria che nella sentenza di proscioglimento aveva spiegato che «al 12 marzo 2020 i sintomi della persona offesa, a livello di infezione respiratoria, erano ancora sfumati e incompleti per una certa diagnosi. E anche il sintomo più eloquente, il rialzo della curva termica, era “poco significativo”, non così grave ed evidente da denotare, fino a quel momento, quale precondizione essenziale, la presenza di un’infezione respiratoria acuta a esordio brusco e da richiedere senza ritardo, secondo le linee guida, l’accesso al test diagnostico (...)». Considerata anche la forte carenza, in quel momento, «di strumenti diagnostici, tra cui tamponi e reagenti, che imponeva di razionarne l’uso».

Il dibattimento servirà proprio a chiarire questi aspetti e a definire se ci sia stata o meno una responsabilità penale.

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