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La Dinamo ora deve ripartire da capo

di Andrea Sini
La Dinamo ora deve ripartire da capo

La figuraccia di domenica è figlia di un crollo mentale successivo al ko con Venezia: certezze ed equilibri vanno ricostruiti

20 novembre 2018
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SASSARI. Il giocattolo non sembra difettoso, eppure qualcosa si è rotto. Il problema, ora, è cercare di capire quale sia il problema. La Dinamo brillante del precampionato, quella strabordante delle prime partite di Europe Cup e solida vista in campionato contro Varese, Torino e Brindisi non è neppure lontana parente di quella che domenica si è fatta prendere a schiaffi dalla modesta Pistoia, una squadra con le spalle al muro che ha dato una lezione alla presuntuosa e timorosa squadra biancoblù.

In picchiata. Le prime avvisaglie si sono viste alla prima di campionato, a Reggio Emilia: dopo un mese di amichevoli da applausi e dopo avere schiantato il Benfica, la squadra di Esposito al PalaBigi ha sbagliato completamente approccio, perdendo – a sorpresa – è bene dirlo, contro una Grissin Bon piuttosto modesta. Lezione subito imparata e assimilata, che ha portato a 7 vittorie consecutive tra campionato e coppa. Poi il passo falso di Cremona, ancora una volta figlio di un approccio sbagliato e delle difficoltà che la Dinamo incontra quando gli avversari sollevano il livello di intensità, pressano e mettono le mani addosso. L’ottima prova contro l’allora capolista Venezia ha dato l’illusione che il Banco fosse tornato sulla strada giusta, poi Szolnok e Pistoia hanno riportato Bamforth e compagni sulla terra, e anche più giù.

La testa. La sensazione è che, dopo il precampionato (con vittorie anche larghe su squadre da Eurolega), la squadra si sia convinta di essere fortissima, forse più forte di quanto non sia in realtà, e abbia in qualche modo iniziato a pensare di avere il potere di “prendersi” le partite in qualsiasi momento. Una presunzione che ha vacillato prima a Reggio e poi a Cremona, e che è crollata con il ko contro Venezia: se le due precedenti sconfitte potevano essere state interpretate come incidenti di percorso, la prova di forza della Reyer al palazzetto ha probabilmente mandato in tilt certezze ed equilibri che sembravano acquisiti.

I mali. La Dinamo oggi non difende, non sa neppure da dove iniziare a difendere perché non c’è con la testa. L’uno contro uno è un disastro, le rotazioni idem. Sono sufficienti un pick&roll o un semplice penetra e scarica per regalare agli avversari tiri apertissimi. Non si tratta di problemi “finali”, ma del normale processo di crescita di una squadra. Ora la patata bollente è tutta nelle mani di coach Esposito, che deve fare un lavoro di alta psicologia e trovare, il prima possibile, una vittoria che alleggerisca la testa dei giocatori. Domani a Szombathely, con il Falco Vulcano, può essere l’occasione giusta per ripartire.

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