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«La Gentile connection non distrarrà il Banco»

di Andrea Sini
«La Gentile connection non distrarrà il Banco»

Sabato a Trento la sfida tra i fratelli Gentile. Stefano: «Non vedo l’ora»

02 ottobre 2019
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SASSARI. «Quando giochi contro un fratello non è mai una partita come le altre. Ma se volete vedere le vere scintille, tra di noi, dovreste venire d’estate al campetto...». Gentile contro Gentile, Stefano contro Alessandro, caratteri diversi ma identico, feroce spirito competitivo. E un legame fortissimo, come solo due fratelli separati da pochi anni di età (Stefano è del 1989, Alessandro del 1992) possono avere.

Stefano, sabato c’è Trento-Dinamo. Chi vince?

«La squadra che avrà l’approccio migliore e più continuità nell’arco dei 40 minuti. Sarà una sfida molto dura».

C’è anche una sfida in famiglia...

«Certo, sono molto contento di rivedere mio fratello dopo parecchio tempo e mi fa piacere che abbia trovato la sua dimensione per questa nuova stagione. Mi fa un po’ meno piacere il fatto che il suo arrivo abbia reso Trento più forte, e per noi sarà dunque ancora più difficile andare là e provare a vincere».

Prima della gara vi sentirete?

«Certo, ci sentiamo tutti i giorni. Siamo legatissimi e anche il fatto che da piccoli la nostra famiglia ha sempre seguito nostro padre anche all’estero, ha ulteriormente saldato il rapporto tra tutti noi».

È facile immaginarvi bambini che giocate in un canestro sotto casa. La vostra infanzia è stata così?

«Certo, anche se nostro padre era un giocatore, noi siamo sempre stati una famiglia come le altre. Nel cortile di nostra nonna c’era un campetto nel quale giocavano tutti: magari iniziavamo io e Ale, poi arrivava papà, poi nostra zia...».

La competizione è nel vostro dna, insomma.

«Sì, ognuno di noi ha sempre giocato per vincere, ma è sempre stato uno spirito competitivo positivo. Io e mio fratello ci sfidavamo a qualsiasi cosa, non solo a basket: calcio, bicicletta, ping pong, videogiochi».

E chi vinceva?

«Io ero più grande, ma lui è stato davvero precoce».

A proposito: Alessandro è sempre stato il “predestinato” della famiglia. Lei si è zappato tutto partendo dalla gavetta.

«Siamo due grandi lavoratori, e in questo abbiamo ereditato l’etica di nostro padre, che ha sempre considerato l’impegno in palestra come chiave del successo. Io da ragazzo, quando ero all’Olimpia Milano, ho preferito scendere in B per giocare, anziché stare a guardare. Alessandro è stato più precoce, come dicevo, già a 16-17 anni giocava in serie A con disinvoltura, fisicamente era già pronto, mentre io mi sono dovuto costruire. Lui è un fenomeno della nostra generazione, ha fisico, voglia di vincere e capacità fuori dal comune».

Voi Gentile avete anche l’etichetta di persone dal carattere non facile.

«Papà è sempre stato uno dalla personalità molto forte: vincere per lui veniva prima di ogni altra cosa. Negli Usa questo viene considerato una dote, un segno di forza. Noi invece siamo un Paese di gossippari, se vai fuori dall’ordinario, se non ti conformi a quello che tutti si aspettano da te, se nelle interviste non fai le dichiarazioni “cliché”, diventi subito uno da attaccare. Io personalmente non cambierei mai il mio modo di essere per piacere a qualcuno. Le etichette non ci interessano molto, noi siamo dei grandi lavoratori, ci piace competere. E vincere».

Anche a Sassari.

«In poco più di un anno con la Dinamo sono arrivate una Europe Cup e una Supercoppa italiana. Non male, credo. Sono davvero felice per questo».

Ma le sfide al campetto le fate ancora?

«Sì, d’estate, appena possiamo. E là volano colpi veri, perché, come dicevo, ognuno di noi vuole vincere sempre».

Sabato per chi farà il tifo suo padre Nando?

«Quando io giocavo a Cantù e Alessandro a Milano, di solito faceva il tifo per quello dei due che giocava in casa. In realtà papà soffre da morire quando giochiamo contro. Credo che per un genitore sia normale».

La Dinamo arriverà alla sfida di sabato nelle migliori condizioni.

«In precampionato abbiamo lavorato davvero duro, anche rispetto allo scorso anno abbiamo spinto molto di più. Questo ci ha fatto faticare nelle amichevoli, dove talvolta abbiamo avuto veri e propri blackout fisici e mentali, ma ci ha consentito di farci trovare pronti all’appuntamento con la Supercoppa e con le prime due prove di campionato. A Varese abbiamo giocato una grande gara, e la loro successiva vittoria a Trieste la dice lunga. Trento sarà un’altra prova importante: servirà una grande prestazione. E in campo non ci saremo solo io e mio fratello...».

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