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Basta violenza, il film di Paola Cortellesi per capire

di Stefano Pilia*
Basta violenza, il film di Paola Cortellesi per capire

Sia che si tratti del dopoguerra che del presente, la regista dipinge l’uomo che picchia la donna come uno "sfigato"

14 dicembre 2023
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Poteva essere un sabato sera come tanti, una passeggiata al centro di Cagliari con la mia ragazza, a prendere un gelato e girare tra i negozi che ancora l’e-comerce non ha messo in ginocchio e concludere con un film al cinema.

Uno sguardo alla programmazione e la scelta cade sul film del momento: “C’è ancora domani”, dove Paola Cortellesi è protagonista e regista. Il film mi ha letteralmente messo ko. A scuola, molto spesso i film della Cortellesi sono stati impiegati per l’attività didattica, ad esempio “Come un gatto in tangenziale”, utile per studiare le problematiche di convivenza tra persone di diverse etnie nelle periferie; oppure “Scusate se esisto” in cui, sempre la brava attrice, interpreta un’architetta che per poter realizzare il sogno di creare uno spazio urbano che riqualifichi un quartiere romano disagiato,deve fingere di essere la segretaria di un uomo, giocando sull’equivoco del nome che si presta: Serena Bruno. I titoli sono tanti e adattabili allo studio dell’Educazione Civica, in realtà si è sempre trattato di commedie italiane, che comunicavano un grande impegno civico, ma la risata era facile e assicurata. Stavolta l’argomento centrale è impegnativo, la violenza domestica. Sia che si tratti del dopoguerra che del presente, la regista dipinge l’uomo che picchia la donna come uno "sfigato". La Cortellesi trova i modi per non rendere uno spettacolo le scene delle percosse, che però ci sono e fanno piangere. L’intero film è in bianco e nero, sembra quasi che la regista voglia chiedere scusa delle risate riportando una certa serietà. Tante emozioni tutte assieme. L’esercizio di empatia è stato enorme. Io ero straziato mentre vedevo la mia ragazza piangere e pensavo che sarebbe potuto capitare anche a lei. Come fanno, ancora oggi, le donne a trovare la forza di vivere con i propri carnefici? E forse il messaggio finale di questo capolavoro: dalla violenza si può uscire solo quandoci si unisce come società.

*Stefano, Istituto Biotecnologico De Sanctis-Deledda, Cagliari


 

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