La Nuova Sardegna

Alghero

Surigheddu, continua la battaglia degli agricoltori

di Gian Mario Sias

ALGHERO. Quando hanno appreso della possibilità di una transazione hanno tirato un bel sospiro di sollievo. Quella nota diffusa dall’ufficio stampa della Regione, che annunciava l’apertura dell’assess...

30 giugno 2017
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ALGHERO. Quando hanno appreso della possibilità di una transazione hanno tirato un bel sospiro di sollievo. Quella nota diffusa dall’ufficio stampa della Regione, che annunciava l’apertura dell’assessore Cristiano Erriu nei loro confronti, segnava una decisa novità: sino a qualche mese fa le richieste di accordo fatte da loro e dagli avvocati che li rappresentano erano state escluse. Ora invece è proprio Erriu ad annunciare che la Regione vuole arrivare a un accordo extragiudiziale. Poi però la prudenza ha indotto gli avvocati Danilo Mattana e Alberto Sechi, i loro legali, a rileggersi bene la delibera di giunta. E la reazione degli agricoltori che operano a Surigheddu e Mamuntanas, a un solo giorno di distanza dall’annuncio della vendita di quel compendio regionale di oltre mille ettari, è decisamente negativa. «Abbiamo letto la delibera fino in fondo e non ci abbiamo trovato alcun intento transativo», è la durissima presa di posizione degli avvocati di quel gruppo di allevatori le cui aziende operano su circa seicento ettari di quell’azienda di proprietà della Regione, che però da oltre trent’anni non sa che farsene. «A fronte dei diritti acquisiti dai nostri assistiti, su cui è in atto un procedimento giudiziario, la Regione propone la vendita di una piccola quota a prezzi di mercato», dicono Mattana e Sechi. Una proposta sorprendente perché «al contrario, l’aggiudicatario del lotto principale, che si aggira all’incirca tra i novecento e i mille ettari, comprerebbe a meno della metà del valore di mercato». Se le cose stanno così, non se ne parla proprio. «Con queste indicazioni una transazione è impossibile», tagliano corto Danilo Mattana e Alberto Sechi dopo aver letto e riletto la delibera della giunta regionale. «Mi pare di poter dire che, a questo stadio, si tratta unicamente di un’operazione politica, di facciata». Una posizione che rischia seriamente di complicare l’intera operazione, perché vendere un terreno su cui pende un giudizio del tribunale, ma che nel frattempo è occupato da attività agricole almeno per la metà - tra l’altro a macchia di leopardo - non sarà per niente semplice. Ma alla Regione si invoca anche Mimmo Pirisi, capogruppo del Pd in consiglio comunale. «Bene la vendita, finalmente la situazione si sblocca – dice – ma crediamo che la proposta di vendita di una piccola parte possa essere allargata anche alle cooperative sociali e quelle di giovani del territorio, che chiedono di poter utilizzare una parte di quei terreni».

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