La Garante dei detenuti nell’istituto di Alghero: «Bancali e Uta vivono situazioni esplosive, il sistema va riformato»
Irene Testa si è soffermata sulle criticità che innescano i drammatici fatti di cronaca sempre più frequenti
Alghero La Garante regionale per i detenuti oggi giorno di ferragosto ha visitato il carcere di Alghero, «un tempo istituto modello e ora purtroppo afflitto dagli stessi problemi delle altre strutture carcerarie dell’isola», come ha spiegato Irene Testa dopo la visita.
Nel piazzale la Garante ha incontrato i giornalisti, tante le domande su una situazione grave, non abbastanza denunciata, soprattutto dimenticata appena si spengono i riflettori sui fatti di cronaca più gravi, ultimo dei quali il doppio suicidio di due detenute. Il ruolo del Garante è di denuncia, di stimolo e di proposta, ma diventa inefficace quando il sistema non interviene con una riforma radicale. «La pena va scontata – ha detto la Garante -, ma non ha senso per nessuno scontarla in questo modo».
Il problema del sovraffollamento rende la situazione esplosiva per la presenza di detenuti con tossicodipendenza e detenuti con disturbi psichiatrici, la metà ormai dell’intera popolazione carceraria. «Gli agenti penitenziari e i direttori sono allo stremo», ha sottolineato la Garante, che ha segnalato sia la gravità della situazione soprattutto a Bancali e a Uta, sia la contraddizione del sistema, in questo caso in Sardegna, dove c’è la colonia penale agricola di Mamone, esempio virtuoso di istituto penitenziario orientato al recupero delle persone detenute, ma sottopopolato perché non ci sono detenuti da mandare: potrebbe ospitare 300 persone, ne ha appena 130.