La Nuova Sardegna

Cagliari

Domusnovas, no alle bombe made in Sardinia: sit in davanti alla fabbrica

Tamara Peddis
I manifestanti davanti alla fabbrica di Domusnovas
I manifestanti davanti alla fabbrica di Domusnovas

La Tavola sarda della pace organizza una manifestazione davanti allo stabilimento Rwm Italia Munitions srl che produce componenti di alcuni armamenti. Presente anche un gruppo di persone che al contrario è favorevole alla presenza dello stabilimento

19 dicembre 2015
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CAGLIARI. Grande spiegamento di forze dell'ordine per la manifestazione di protesta organizzata dalla Tavola sarda della pace a Domusnovas per dire no alle bombe made in Sardegna.

Questa mattina, con un pullman partito dal capoluogo, gli attivisti hanno deciso di tornare davanti allo stabilimento Rwm Italia munitions srl dove vengono prodotti i principali componenti delle bombe MK82 e MK84 acquistate da Arabia Saudita e Emirati arabi uniti per essere utilizzate in maniera massiccia contro lo Yemen.

Assieme a coloro che protestano perché la fabbrica venga riconvertita, davanti alla Rwm c'è anche un gruppo di cittadini e di amministratori che "vogliono" la presenza dello stabilimento. Tra i due schieramenti è in corso uno scambio di opinioni abbastanza acceso, i manifestanti contro gli armamenti mostrano le foto dei bambini yemeniti colpiti dalle esplosioni di queste bombe.

L’esistenza dell’impianto di Domusnovas è stato di recente rivelato da una serie di inchieste giornalistiche ed è successivamente finito al centro di un’interrogazione presentata, lo scorso 8 settembre, al ministro degli affari esteri dal senatore sardo Roberto Cotti (M5S).

Il caso è poi esploso quando l’opinione pubblica ha scoperto che gli ordigni prodotti in provincia di Cagliari vengono caricati all’aeroporto civile di Elmas a pochi passi dalle piste dei voli di linea. I manifestanti sono dunque scesi in piazza, con bandiere e striscioni, per chiedere la riconversione della fabbrica e «l’immediato stop della vendita di armi all’Arabia Saudita da parte dell’Italia», come ha precisato Marco Mameli portavoce del movimento pacifista.

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