La Nuova Sardegna

Nuoro

Omicidio Dore, clamore in aula: una testimone avrebbe visto un ragazzo con le mani insanguinate

Omicidio Dore, clamore in aula: una testimone avrebbe visto un ragazzo con le mani insanguinate

Udienza molto tesa in corte d’assise a Nuoro nel processo a Francesco Rocca accusato di essere il mandante dell’assassinio della moglie

26 maggio 2014
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NUORO. Clamorose dichiarazioni oggi in Corte d'Assise a Nuoro al processo a carico del dentista Francesco Rocca, accusato di essere il mandante dell'omicidio della moglie Dina Dore, uccisa a Gavoi nel marzo del 2008. A parlare in aula è stato un testimone, Alan Corona, fratello della fidanzata di Pierpaolo Contu, il giovane già condannato dal Tribunale dei minori di Sassari come esecutore materiale del delitto: «Qualche giorno dopo la morte di Dina mi chiamò Andrea Mulas, amico di Rocca, per dirmi che la sorella dello stesso Mulas avrebbe visto quelli che potevano essere gli assassini nei pressi del garage. Lei ha riconosciuto Fabrizio Sedda e Francesco Porcu. Uno di loro aveva le mani sporche di sangue e diceva 'oh Dio cosa ho fattò».

Dichiarazioni che potrebbero portare ad una clamorosa svolta. Al processo oggi dovevano essere sentiti il padre e la madre di Pierpaolo Contu, che attraverso gli avvocati hanno fatto sapere di essere stati già sentiti in occasione del processo del figlio. I legali hanno chiesto che i loro assistiti venissero esonerati visto che - secondo una sentenza della Cassazione - in un processo collegato non possono essere sentiti due volte. Corona è stato il secondo testimone sentito stamattina in aula. Aveva saputo da voci di paese che Contu era coinvolto nell'omicidio e aveva fatto pressioni sulla sorella affinchè lo lasciasse.

«Andrea Mulas mi stava coinvolgendo in questa altra pista - ha detto il testimone in aula - chiedendomi di caricare in macchina Porcu e Sedda di portarli in un luogo prestabilito dove ci sarebbe stato l'ispettore di polizia Antonio Serra a interrogarli. Naturalmente io ho rifiutato. Ho detto ad Andrea Mulas che se c'era questa altra pista di cui era a conoscenza anche Francesco Rocca bastava andare dagli inquirenti a denunciare la cosa». Corona nella sua testimonianza ha fatto intendere di essere stato messo in mezzo su fatti che non conosceva e che non voleva conoscere. Più che una rivelazione vera e propria si trattava - secondo lui - di un tentativo di depistaggio messo in atto dal marito della vittima.

In un'occasione Corona era stato chiamato a un confronto proprio con Rocca alla presenza di un ispettore di polizia. A tirarlo in ballo era stato Andrea Mulas che chiese a Corona di raccontare ciò che sapeva, visto che anche lui aveva sentito in giro che gli assassini erano Porcu e Sedda. «Ma io non avevo sentito nulla se non dallo stesso Mulas», ha sottolineato in aula il testimone.

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