La Nuova Sardegna

Nuoro

Delitto di Orune, operai videro i killer subito dopo l’omicidio

di Gianni Bazzoni
Delitto di Orune, operai videro i killer subito dopo l’omicidio

Fuori dal paese gli uomini del commando si fermarono per lavarsi la faccia. A Nule ricerche a vuoto: si pensa che il ragazzo sparito sia stato ucciso

13 maggio 2015
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NULE. In fondo al lago e nei casolari abbandonati. Con l’impiego dei sommozzatori dei carabinieri arrivati da Cagliari e con i cani molecolari: l’hanno cercato per tutta la giornata di ieri, ma di Stefano Masala, 28 anni, scomparso da giovedì sera, nessuna traccia. Anche alcune indicazioni date dal padre dello scomparso (su possibili luoghi da verificare) sono state prese in esame, ma non hanno prodotto risultati. Ormai è trascorsa quasi una settimana e le speranze di trovare in vita Stefano sono ridotte al lumicino. L’ipotesi prevalente è che possa essere stato ucciso.

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L’omicidio. Quel collegamento sempre più forte con il fatto di sangue di Orune - l’uccisione dello studente Gianluca Monni, 19 anni - si porta dietro un carico di indizi che gli investigatori del comando provinciale di Nuoro e di Sassari stanno cercando di trasformare in prove. Si lavora ormai in una direzione, partendo dall’auto, la Opel Corsa grigia trovata bruciata e che - secondo gli elementi raccolti - sarebbe quella utilizzata la mattina dell’agguato di Orune. E si riguarda la storia di quella lite del 13 dicembre, in occasione di “Cortes Apertas”, tra i giovani di Nule (in quella occasione c’era pure Stefano Masala che rimase molto scosso) e di Orune: è quello lo scenario nel quale sarebbero maturati i sentimenti di vendetta.

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Retroscena. Intanto emerge un retroscena. Venerdì mattina un gruppo di operai del cantiere forestale (appena fuori dal paese) avrebbero visto due giovani scendere da un’auto grigio scuro. Si sono sfilati lo scaldacollo e si sono lavati più volte la faccia nella fontana all’uscita di Orune, sulla Sp 51 che subito dopo si innesta con la provinciale per Bitti. I movimenti sarebbero stati seguiti dall’alto (dove è insediato il cantiere forestale), una situazione apparentemente normale: i due hanno discusso animatamente e ad alta voce, dopo essersi ripetutamente bagnati il viso (come se uno dei due stesse male) sono risaliti in auto e si sono allontanati dal paese. È uno dei racconti che vengono presi in esame in queste ore. Anche se è probabile che lo sguardo di alcuni operai del cantiere (non era possibile in quel momento immaginare che fosse accaduto un omicidio in paese) sia stato richiamato solo in maniera casuale e nessuno avrebbe prestato troppa attenzione. La testimonianza dei lavoratori, però, potrebbe tornare utile (anche con qualche dettaglio al momento insignificante) per aggiungere elementi importanti all’attività investigativa dei carabinieri.

Stefano. Il giovane di Nule ha problemi di salute e necessità di assumere farmaci con regolarità. Per questo i familiari - attraverso l’associazione Penelope Sardegna rappresentata dall’avvocato Gianfranco Piscitelli - hanno rinnovato l’invito a chiunque sappia qualcosa affinchè collabori per fornire notizie sulla scomparsa del giovane. Il silenzio di questi giorni, purtroppo, è un brutto segnale. Ieri per due ore è stato chiuso anche l’ingresso di Pattada per consentire ai carabinieri e agli altri rappresentanti impegnati nelle ricerche di operare. Ma, così come accaduto la mattina nel lago Lerno, anche l’attività in campagna non ha portato niente.

L’ultimo appuntamento. Giovedì sera, quando è uscito di casa, Stefano ha chiesto in prestito l’auto del padre e ha raccontato di avere appuntamento con una ragazza. Potrebbe essere vero e non è escluso che solo dopo il giovane si sia incontrato con altre persone che conosceva e che potrebbero avergli fatto del male.

L’auto. La Opel Corsa grigio scuro è un elemento centrale nelle indagini. Quando è stata trovata bruciata (il giorno dopo l’omicidio) i ragionamenti investigativi si sono accavallati. Perché quella non era un’auto qualsiasi: aveva i cerchi in lega e dei fiocchi bianchi (residui dell’addobbo del matrimonio del fratello della madre di Stefano che si è sposato una settimana fa), come quelli che sarebbero stati notati da alcuni testimoni sul veicolo dal quale è sceso il killer entrato in azione a Orune.

Chi l’ha usata? Stefano sapeva che suo padre teneva in ordine l’auto, per questo non l’avrebbe mai prestata, anche per scongiurare possibili danni dovuti a un utilizzo con scarse attenzioni. Invece, pare, che l’auto avesse danni alla carrozzeria (perso anche uno dei cerchi).

Ingannato. Stefano potrebbe essere stato ingannato, messo nella condizione di non negare l’uso dell’auto. È solo una ipotesi tra quelle al vaglio degli investigatori, anche perché difficilmente il giovane avrebbe potuto accettare l’imposizione di utilizzare l’auto del padre per andare a commettere un omicidio. Stefano ha sempre manifestato contrarietà a ogni forma di violenza. Se l’auto usata dal killer è davvero quella - come emerge dai primi riscontri investigativi - potrebbe essere stata anche presa contro la volontà del giovane e poi bruciata per cancellare possibili tracce.

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