La Nuova Sardegna

Nuoro

Siniscola, i ristoratori contro le sagre estive

di Homar Farina

Scoppia la polemica contro gli appuntamenti enogastronomici locali «È una concorrenza sleale contro le attività regolari. Non c’è nulla di tipico»

29 luglio 2015
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SINISCOLA. Le sagre enogastronomiche sono diventate da tempo il vademecum del turista dell'ultima ora che, calendario alla mano, macina chilometri pur di trovare un posto nelle tavolate che servono pasti a prezzi abbordabili. Nate come autofinanziamento dei comitati organizzatori delle feste patronali, nel calendario dell'estate siniscolese, tra sagre e degustazioni si contano quindici appuntamenti, segno che là dove annaspa l'offerta culturale quella culinaria non tradisce mai. Tanto da trovare qualche contestazione in seno ad alcuni ristoratori, che ne fanno una questione di carente regolamentazione degli eventi, così come dice Salvatore Mulargia dell'agriturismo Manasi, che, raccogliendo alcune impressioni tra i colleghi, sottolinea di non essere contrario alle sagre in sè, ma che occorrerebbe individuarne alcune che propongano prodotti locali e non lasciare campo aperto ad una miriade di eventi che non fanno altro che «portare via potenziali clienti a chi paga le tasse e lavora in ambienti puliti così come le normative richiedono».

Umberto Mele del ristorante “L'Ostrica” sostiene che «le sagre sono un modo di promozione territoriale che richiamano numerosi visitatori. Il mio mancato guadagno di una sera è comunque un investimento per il futuro, nell'ottica che chi visita Siniscola una volta, potrebbe tornarci a prescindere dalla offerta culinaria di un evento».

«Per me si tratta di una polemica sterile», conclude Mele. Davide Fais, titolare de “La Colmena”, situata al porto de La Caletta dove si svolgono il maggior numero di eventi, aggiunge una riflessione in merito alla scarsa coordinazione che «dovrebbe passare per la Pro Loco, così come avviene altrove, e ciò deve avvenire per tempo, in maniera tale che anche gli eventi che propongono i locali non si accavallino l'uno con l'altro, oltre a gestirne meglio la distribuzione su tutto il territorio». Per Fabio Coronas di “Puntalizzu”, non è un problema di potenziale mancato guadagno, ma «di una immagine territoriale che non ha nessuna caratterizzazione, viste le più disparate offerte di prodotti che si possono trovare in qualsiasi parte dell'isola, eccetto naturalmente Sa Suppa siniscolesa e Sa Pompia, giusto per citarne due». «Almeno si abbia l'onestà di non chiamare sagre quelle che non riguardano la cucina tipica», conclude Coronas. Un invito viene quindi indirizzato agli organi di coordinamento degli eventi che, se non per quest'anno, possa servire nella prossima stagione perché occorre ritrovare uno spirito collaborativo tra tutti che possa nuovamente offrire qualità e non solo quantità, salvo il fatto che resti garantito il diritto all'organizzazione di eventi di autofinanziamento.

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