Razzìa nella scuola Pintor, scoppiano le polemiche
Il gruppo Pro Sa vidda: «Decine di documenti spariti senza alcun permesso» Il sindaco Deledda: «Violati i divieti di accesso: i vigili urbani stanno indagando»
ORGOSOLO. Archiviata la campagna elettorale, certamente tra le più animate della storia del paese barbaricino. Celebrato l’insediamento del sindaco Dionigi Deledda, eletto per la terza volta alla guida del centro famoso per i muri parlanti. Non sembra attenuarsi, né rasserenarsi il clima acceso, instauratosi tra le forze di opposizione, non rappresentate all’interno del consiglio comunale, e l’attuale maggioranza. La formazione “Pro sa vidda”, compagine schierata a Sinistra e vicina al Partito Democratico, tramite la propria pagina facebook, racconta di un episodio singolare avvenuto qualche giorno fa. Un episodio di gravità inaudita, viene raccontato nel social, che denota superficialità e leggerezza, per il quale viene chiamato in causa “chi amministra” la comunità orgolese. «Nel “paese dei balocchi” se hai bisogno di una porta o una finestra o un armadio, puoi reperirli tranquillamente in una struttura pubblica, senza bisogno di andare in un negozio di arredi – scrivono i rappresentanti di Pro sa vidda e aggiungono – pare che stamattina, mentre si provvedeva a smantellare la struttura dell’ex scuola Pintor, si sia assistito ad un via vai di cittadini che si sono premurati di smaltire tutto ciò che era presente all'interno, compresi documenti dell'archivio scolastico, che contenevano informazioni sui vari studenti, i quali negli anni hanno frequentato il plesso. La domanda sorge spontanea: a quale titolo e in base a quale provvedimento autorizzativo si è proceduto alla distribuzione dei beni pubblici?» si chiedono, dunque, gli esponenti del centro-sinistra. Qualcuno racconta che i beni, messi da parte all’interno del cantiere, erano pronti per essere portati via ma, nel frattempo, qualche improvvisato visitatore ha pensato bene di impossessarsene. Qualcun altro punta il dito contro alcuni esponenti dello stesso partito che ha mosso il caso, protagonisti in prima persona della razzia. C’è chi poi si chiede come mai non si sia rispettata la prassi, in vigore in questi casi, e il materiale sia stato donato ad altri istituti o ad associazioni. Sull’accaduto indagano gli agenti di polizia municipale.
Il sindaco Dionigi Deledda precisa, rimarcando il concetto più volte: «Né da parte dell’amministrazione, né da parte dell’impresa, né da parte del direttore dei lavori è stato concesso alcun permesso, perché si potesse realizzare l’appropriazione indebita. Chi è entrato nel cantiere lo ha fatto spontaneamente, violando i divieti di accesso e portando via cose non sue».