La Nuova Sardegna

Nuoro

Beni culturali e sviluppo locale, la parola d’ordine è “fare rete”

di Paolo Merlini
Beni culturali e sviluppo locale, la parola d’ordine è “fare rete”

A Mamoiada una tappa del festival itinerante Cultura Impresa promosso da Confcooperative L’assessore Firino sui precari di musei, siti archeologici e biblioteche: «Nessuno sarà lasciato a terra»

08 ottobre 2016
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NUORO. Esperienze di operatori a confronto in un momento storico ed economico in cui la cultura subisce da parte delle istituzioni un atteggiamento di “residualità”, come ha sottolineato anche l’assessore regionale competente, Claudia Firino, che ha voluto partecipare all’incontro dal titolo “Musei in rete per lo sviluppo locale” che si è svolto a Mamoiada. Promosso da Confcooperative, è la prima tappa di un festival nazionale itinerante, “Cultura impresa”,che dopo i lavori di ieri si sposterà a Milano, Udine e infine Faenza per raccontare le esperienze di tanti operatori culturali soprattutto alla luce del confonto con il mercato e con il mondo dell’imprenditoria. A fare gli onori di casa, Mario Paffi, presidente della coop Viseras, che a Mamoiada gestisce una rete costituita da tre musei, e in quindici anni è diventata un punto di riferimento importante del turismo culturale dell’interno. Una scommessa, quella di Viseras, sulla quale confidava l’allora sindaco Graziano Deiana, in carica per tre mandati consecutivi, e che trova sponda nell’attuale primo cittadino, Luciano Barone, intervenuto in apertura di convegno, assieme ai dirigenti della Confcooperative (Giuliano Onnis, presidente regionale, Francesco Sanna, responsabile provinciale, e Gilberto Marras, direttore regionale, che ha coordinato il convegno).

Il rapporto tra cultura e territorio è stato il filo rosso della discussione. A cominciare dalla relazione di Paolo Piquereddu, coordinatore del comitato Icom (International Council of Museums) per la Sardegna. A lungo direttore generale dell’Istituto etnografico prima del collocamento in pensione, Piquereddu ha tracciato un quadro complessivo della situazione nell’isola, con circa trecento musei, metà dei quali è gestita da enti locali.

Il distretto. Giuliana Altea, presidente della Fondazione Nivola e storica dell’arte, ha raccontato i cambiamenti realizzati nell’ultimo anno e mezzo nel museo dedicato alla scultore per farlo interagire più efficacemente sia con la popolazione di Orani sia con il mondo dell’arte contemporanea.

Agostino Cicalò, presidente della Camera di Commercio, guida l’associazione per il Distretto culturale del Nuorese, che si propone di mettere a sistema le varie proposte che arrivano da Nuoro e dai centri principali della provincia così da intercettare finanziamenti per lo sviluppo del territorio attraverso le istituzioni e le iniziative culturali. Ma Cicalò ha anche parlato con la franchezza dell’imprenditore: «Le attività culturali devono comunque avere un ritorno economico, che in una certa misura è il segnale del gradimento e della qualità che si offre. Non si può pretendere che siano tutte finanziate dal pubblico».

Il Guggenheim. Problemi che non riguardano Fanny Liotto, che per la Fondazione Guggenheim di Venezia cura i rapporti con le imprese che a vario titolo finanziano il museo d’arte moderna più visitato in Italia con quattrocentomila visitatori l’anno. Il Guggenheim di Venezia vanta ben 1300 soci che contribuiscono a finanziarne l’attività, ma gode anche di un rapporto privilegiato con ventun importanti aziende (da Campari a Swatch) che per la modica somma di 21mila euro l’anno godono del proprio marchio accostato al famoso museo, dove hanno il diritto di realizzare tre eventi promozionali l’anno e dove i propri dipendenti non pagano il biglietto d’ingresso. Contribuiscono inoltre al restauro delle opere (l’ultimo è stato un Pollock).

I mille precari. Fantascienza per la Sardegna, soprattutto alla luce del fatto che nei trecento musei e siti archeologici sardi lavorano circa 1000 operatori che vivono una sostanziale situazione di precariato perenne, come ha evidenziato l’assessore alla Cultura Claudia Firino. «Non dimentichiamo che provengono da un inserimento lavorativo risalente al 1984 (la famosa legge regionale 28 sulle piccole cooperative, ndr), e che nel tempo sono state maturate competenze e professionalità. Nessuno sarà lasciato a terra, ma è evidente che si impone un ragionamento di maturità sulla gestione di questi musei, siti archeologici e biblioteche che occorrerà affrontare già dal prossimo anno». Tornando sul discorso più generale, Firino ha denunciato l’atteggiamento di “residualità” verso la cultura che, ha sottolineato, «è un bene comune come l’acqua» e deve diventare «realmente accessibile a tutti». (p.me.)

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